da LibertàePersona
di Ettore Gotti Tedeschi
(Questa videoconferenza, di cui faccio la trascrizione, che è stata realizzata dagli Amici de Il Timone di Staggia Senese il 14 marzo 2014 e postata il 18 settembre 2018, conserva una grande attualità e una enorme valenza profetica. Ma, come sappiamo, il destino dei profeti è quello di non essere ascoltati, anzi, di essere emarginati come “profeti di sventura”, salvo poi recuperarli, quando i guai arrecati dal non ascolto, si realizzano. Ringrazio Ettore Gotti Tedeschi per la sua chiarezza e per il suo coraggio. Prima della conferenza è stato proiettato un video choccante. Coloro che vorranno, potranno vederlo cliccando sul link alla fine della trascrizione. Concludo la presentazione con il commento a questo video di un missionario lombardo, rientrato per le cure, in attesa di tornare nella sua missione africana. Ndt).
«Grazie. Avevo già letto interventi di Gotti Tedeschi in materia: sempre lucido e … coraggioso.
Personalmente ricordo gli spauracchi agitati negli anni sessanta che predicevano “scientificamente” (così sostenevano) l’apocalisse demografica e la “conseguente” fame globale per l’anno duemila. Molti, troppi ci sono cascati, anche tra i “terzomondisti” di area cattolica!
Ricordo gli anatemi scagliati contro “Paolo Mesto”, (così etichettavano il Papa della “Humanae vitae”), che aveva visto giusto, a dispetto anche di tanti preti e pure di qualche vescovo “illuminato”…
Purtroppo, continua la farsa di etichettare come “secoli bui” il Medio Evo dei Francesco e dei Tommaso d’Aquino, (per tacere di un certo Dante Alighieri), per autoproclamarsi “Illuministi” dopo avere spento la Luce per incamminarsi verso l’idolatria della cosiddetta “scienza”.
La quale “scienza”, dopo essere passata per la follia della “Dea Ragione” è approdata all’attuale nichilismo, anzi, al voler “rifare” la natura stessa a nostra immagine e somiglianza! Peggio di così!…
Davvero ci può salvare (e ci salverà, ne siamo certi!) solo la Pasqua di Gesù, purché ci lasciamo inondare dalla sua Luce, quella vera, senza tante chiose e tanti distinguo “ad usum Delphini”. Grazie.
Padre Zé».
Don Stefano Bimbi, (Giovane parroco di Staggia Senese). Beh, questa era una breve introduzione. Ringraziamo ovviamente il professor Ettore gotti Tedeschi per essere tra noi. È un grande onore. Molti di voi magari non ci credevano, invece ora l’abbiamo fra di noi. Adesso lasciamo la parola a lui, poi avrete la possibilità di porre qualche domanda.
Ettore Gotti Tedeschi. L’azione di far figli … è un po’ diversa, perché non vi riesco a convincere. Bellissimo questo film. Molto bello. Quando don Stefano me l’ha mandato chiedendo se era opportuno introdurre il tutto con il film, un film molto choccante, gli ho detto di si.
L’origine della crisi economica deriva dal fatto di non aver fatto figli. Poi vi spiego piano piano il perché. Perché è importante che capiamo, come mai è nata questa cultura? Ma la causa della crisi non deriva dal non aver fatto figli. Non aver fatto figli è stata una conseguenza. La causa è la perdita dei valori morali; è la perdita dei valori di riferimento; è la perdita della verità. Farò molti riferimenti a Benedetto XVI, per evidenti ragioni, perché tutto quello che alla fine io dirò, l’ha scritto in maniera straordinaria in Caritas in veritate, enciclica che suggerisco di prendere ogni occasione per rileggere e fare propria, perché è la vera grande enciclica sulla globalizzazione. E non è un’enciclica che parla di economia, come molti dicono: l’economia è solo uno strumento che può essere usato bene o male.
Dicevo prima a don Stefano: come si conclude Caritas in veritate? Si conclude dicendo: “Quando le cose vanno male, e c’è una crisi come quella che stiamo vivendo, gli uomini tendono a dare la colpa agli strumenti”. Dicono: “Bisogna cambiare gli strumenti: bisogna cambiare il modello con cui si fa banca, finanza, economia”. Ma non sono gli strumenti che vanno cambiati, sono gli uomini che vanno cambiati. Quindi, la risposta alla domanda finale, alla provocazione finale, signori, è quella che dobbiamo cambiare gli uomini.
Di chi è la responsabilità di cambiare gli uomini? Di chi è? È dei preti. Ma voi direte: “Dei preti?”. Sentite, che cos’è che manca all’uomo che estingue sé stesso e non riesce neppure a capire quali sono le cose che deve difendere o non difendere? Cos’è che gli manca? Gli manca il senso della vita! Qual è il senso della mia vita? Qual è il senso delle mie azioni? E chi è che mi insegna il senso della vita e il senso delle azioni? Di sicuro non gli economisti, non i banchieri, non i politici, eccetera. È per quello che ho sempre detto, anche con estrema simpatia, è affermare che quello che è mancato negli ultimi trent’anni è l’insegnamento della dottrina. Perché i preti hanno insegnato tutto, tranne che dottrina. Non hanno contrastato i cattivi maestri, che insegnavano tante cose che non erano vere.
Se invece di parlare di filosofia o di economia, avessero parlato di dottrina: avessero detto chi è Dio, qual è il senso della vita; che c’è un Creatore. E soprattutto avessero ricordato le due cose principali, che sono i due pilastri per cui le cose vanno male. Il primo, il problema antropologico. Chi è l’uomo? Non dobbiamo mai smettere di ricordare alle persone che vogliamo istruire, chi è l’uomo. È un animale intelligente? Come si nutre l’uomo? Materialmente? Quali sono le leggi naturali che devono spiegare il comportamento degli uomini? Quello di uscire la mattina a lavorare, tornare a casa, mangiare, andare a letto, preparare le vacanze?
Allora vi renderete conto perché siamo arrivati a questo punto: quello che papa Benedetto XVI, nell’introduzione di Caritas in veritate, che vi suggerisco di leggere, quasi fosse una mini-enciclica; solo l’introduzione. http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate.html In Caritas in veritate, introduzione, papa Benedetto dice: «Perché, tutto quello che adesso spiegherò, è successo? Perché la cultura nichilista domina ormai la cultura occidentale». Che cos’è il nichilismo? È il rifiuto di ogni riferimento ad un valore assoluto, quindi la relativizzazione delle proprie scelte, delle proprie prospettive.
Spero di ricordarvi tutti questi punti, perché ovviamente bisogna poi condire la storia che voglio raccontarvi con fatti di riferimento. Se dovessi dimenticarmi, ricordatemi due cose che devo spiegarvi. I tre nutrimenti dell’uomo e le tre dimensioni economiche dell’uomo. Adesso vi spiego che cosa è successo negli anni 75, perché le cose non succedono per caso. È vero che non dobbiamo esagerare nel complottismo: dobbiamo esser molto razionali, perché normalmente l’attitudine complottista porta a esagerare nella fantasia, che è facilmente strumentalizzabile, ma anche confutabile, per cui, se uno si lascia confutare in alcuni fatti significativi, poi uno viene messo in discussione in tutto quello che ha detto. Quindi, attenzione al complottismo, tipo i Savi di Sion. Prendiamoli sempre con le molle. Molto spesso sono messi a nostra disposizione proprio perché noi li consideriamo un riferimento che gli altri facilmente distruggono e modificano, mettendo in discussione le verità che noi affermiamo.
Negli anni 75, invece, succede una cosa che tutti i libri di storia e di politica economica oggi accettano. Il riferimento è dunque quello che è scritto sui libri di storia. Negli anni 75 il mondo era fatto da 4 miliardi di persone. 2 miliardi vivevano nei paesi ricchi, due miliardi vivevano nei paesi poveri. Ovviamente semplifico: non ve la sto a raccontare troppo complessa. Oggi il mondo occidentale – quello dei 2 miliardi degli anni 1975, il mondo occidentale, ricco, che adesso non è più ricco, è ex ricco -, è 2 miliardi. L’altra parte sono 5 miliardi. Infatti, il mondo oggi è fatto da 7 miliardi di persone. Va bene?
Perché? Scusate, io uso un approccio cartesiano, molto tecnico: e poi spero di ricordarvi gli aspetti di spiegazione più morale possibile. Però prima voglio darvi la fotografia della serie di avvenimenti chiave che dovete memorizzare. Negli anni 75, quindi circa 40 anni fa, il mondo era spartito nei numeri che vi ho detto poc’anzi, ed ora sono 2 miliardi nell’Occidente, il mondo ricco, e 5 fuori. Perché, in un periodo relativamente breve, una serie di dottrine che vennero spinte – come dice il commentatore nel filmato -, come la cultura, la stampa, che va di pari passo con la deculturazione, ci ha indotto a imparare la cultura del saper come, anziché sapere perché.
Vorrei dire, se qui ci sono degli insegnanti di scuole medie, medie superiori, che sanno, perché l’hanno vissuto sulla loro pelle, come si è modificata quella struttura educativa dell’apprendimento dagli anni Cinquanta, Sessanta in poi. Prima noi insegnavamo e veniva insegnato ai ragazzi della scuola primaria e secondaria, ma soprattutto nelle università, A IMPARARE A PENSARE; non IMPARARE A FARE! Quello che in inglese si dice KNOW WHY (sapere perché), verso il HNOW HOW, (sapere come).
Noi abbiamo imboccato tutto a un tratto la cultura del know how, cioè di saper come, ma non più sapere perché. Beh, cosa succede negli anni 75? Succede che questa cultura dominante, che viene divulgata e imposta, la cosiddetta cultura neomalthusiana, dice che i problemi del mondo stanno nel fatto che NASCONO TROPPI FIGLI.
C’è una serie di libri, che hanno per titolo: “Il boom demografico” e “I limiti dello sviluppo”. In Italia vengono divulgati dal cosiddetto Club di Roma, che curiosamente ha un riferimento a una famosa famiglia di Torino. Venne divulgato il processo cosiddetto neomalthusiano. Che cos’è il processo neomalthusiano? Badate che non ci ha messo molto tempo a diffondersi, perché voi conoscete le tecniche di persuasione. Se io faccio prendere paura a qualcuno, ma facendogli immaginare dei mali molto grandi, e poi dopo gli dico: “Ma se non fai questo, questi mali si riducono al 10%”, la persona facilmente suggestionabile accetta immediatamente quello che provoca il 10%. Se io vi dicessi: “Se non accettate una determinata norma per questo governo, voi perdete il 90% di tutte le vostre risorse, del vostro stipendio, mentre se le accettate perdete soltanto il 20%”, voi tirate un respiro di sollievo, e dite “menomale”! Negli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, questo si chiama “la doppia velocità nella rivoluzione”. La prima fa prender paura, mentre la seconda fa ridimensionare le scelte della persona.
Ritorniamo agli anni 75. Una serie di dottrine che nascono negli Stati Uniti, anzitutto nell’Università di Stanford, e successivamente al Massachusetts Institute of Technology, quello che si chiama MIT, incominciarono a documentare e a insegnare che il mondo avrebbe creato povertà per tutti, ma soprattutto morti di fame e guerre e tensioni sociali, se fosse continuato il tasso di natalità con cui cresceva fino agli anni 75. Qual era questo ritmo? Intorno al 4,5% di crescita l’anno.
Perché si chiama neomalthusiano? Perché Malthus, che, guarda caso, era un prete – un prete protestante -, però il bene e il male vengono sempre fuori da chi dovrebbe insegnare che cos’è il bene, e non lo fa. Malthus, che oltretutto era una persona bizzarra, perché non sapeva niente ma scriveva molto, aveva intuito che la crescita della popolazione su un periodo di tempo che lui aveva ugualmente studiato; ma non si sa, perché lui non era né un economista, né un matematico e non era uno scienziato, un sociologo, e quindi metteva, prima quello che voleva dimostrare, e dopo lo dimostrava, facendo anche degli enormi errori. E storicamente correggendo, mentendo sui dati stessi che aveva inserito. In poche parole, lui disse che se il mondo continua a crescere in questo modo, in Cina, prima dell’anno 2.000 moriranno centinaia di milioni di persone. (Possiamo dire che non sono morti per fame, visto il tumultuoso sviluppo del turbocapitalismo in salsa comunista, ma sono morti per la pianificazione del figlio unico e della soppressione per aborto degli altri. Ora però si stanno accorgendo che sta crescendo notevolmente il numero degli anziani, e quindi dei costi sociali. Ma, ne siamo pressoché certi il cinico e liberticida regime che governa quello sterminato paese, metterà in atto, come già da noi, la soluzione finale per eutanasia di Stato. Ndt).
Malthus, ovviamente, non arriva agli anni 2000, ma esprime un processo dicendo che la crescita della popolazione esaurirà la non sufficiente crescita delle risorse disponibili alla crescita della popolazione. Per questo dice che bisogna bloccare questa crescita, arrivando persino a degli eccessi che molti neomalthusiani non ricordano. Perché lui evoca persino la bontà dei disastri naturali e tellurici, e delle malattie, come un bene per l’umanità, perché questo avrebbe autoregolato la crescita della popolazione. Tanto che il signor Darwin dedica “L’evoluzione della specie” a Malthus. Cioè, l’intuizione che ha Darwin della capacità di adattarsi all’ambiente (la razza forte, quella che sopravvive a tutto), glie la dà proprio Malthus. (Ovviamente tutti quelli che parlano così, e sono purtroppo molti, si riferiscono sempre alla eliminazione degli altri, ma non darebbero la propria vita per questa causa sballata. Ndt).
Queste cose non sono facili da spiegare. Non è ovviamente il caso. Ne accenno soltanto. Bene, ritorniamo agli anni 75. Il preside della facoltà di biologia dell’università di Stanford, mi pare si chiamasse Irving Weissman, o un nome simile, si sterilizza in pubblico davanti a tutti i suoi alunni, per dimostrare – immaginate l’aspetto drammatico e suggestivo di una cosa del genere! -, una personalità, teoricamente un premio Nobel, che dice: “Mi sacrifico, perché l’umanità deve capire”.
Due o tre anni dopo il MIT corregge il tiro. Dice: “Non moriranno forse perché la tecnologia che è in corso potrebbe migliorare la disponibilità delle materie prime e dei fattori produttivi, però moriranno sicuramente decine di milioni di persone in Cina. Voi pensate: non solo non sono morti. Ormai muoiono nelle nostre periferie persone che non riescono ad arrivare a fine mese. Poi vi spiego perché non ci arrivano. Mentre, non solo la Cina è entrata da 20 anni nel ciclo economico, ma addirittura ha superato, come creazione di ricchezza, l’intero Occidente, tanto che tiene in piedi il debito degli Stati Uniti per il 65%. (Al tempo della conferenza non eravamo ancora alla svolta del presidente Donald Trump, con il suo “prima gli Stati Uniti, e i dazi verso la Cina”, ma la Cina, nei 4 anni successivi a quanto detto da Gotti Tedeschi, ha accresciuto la sua potenza economica e la sua penetrazione indisturbata nel continente africano. Ndt).
Non solo – prosegue Ettore Gotti Tedeschi -, l’Africa sta entrando nel ciclo dell’economia. E fra 10 anni si considera che quel continente sarà un paese che genererà molta più ricchezza dell’intero Occidente. Questi sono i misteri dell’economia. (Questa previsione di E. G. T. deve ancora passare alla prova dei fatti. Ndt). Però, quello che soprattutto voglio enfatizzare, è la incapacità di previsione di questi economisti e sociologi. Voi ricordate che molto tempo fa papa Benedetto, in un Angelus disse: “Attenzione, economisti …”. Insomma, fa una considerazione su chi fa le previsioni di carattere economico o statistico, che hanno un impatto poi di carattere morale.
Cosa succede dopo il 1975? Voi immaginate, da un tasso di crescita intorno al 4, 4,5%, negli anni Ottanta arriva a + 1%, per arrivare a 0% intorno all’82, 83. Conseguenza: crollo della crescita del PIL. Se avessi la possibilità di farvi vedere la correlazione di questi fenomeni, restereste sorpresi, perché c’è una relazione diretta tra popolazione che cresce, o non cresce, e andamento del prodotto interno lordo, che è la produzione di ricchezza. Qui succede quella che viene considerata la correzione che viene posta al collo della popolazione. La popolazione non cresce più nel mondo occidentale, mentre nel resto del mondo, nel quale non leggevano i libri dei neomalthusiani, hanno continuato a far figli, infischiandosene completamente, anche se gli organismi internazionali cercavano di frenarli, distribuendo, che so, profilattici e contraccettivi (in cambio di aiuti), ma quelli se ne fregavano, perché facevano parte di una cultura che non si identificava con questa, che poi non si interessava a queste teorie. Poi c’erano ancora tanti bravi missionari che spiegavano forse alcune verità, che da noi si cominciava già a veder vacillare.
Adesso vi faccio una domanda. Se non cresce la popolazione, come fa a crescere il prodotto interno lordo? Lo spiego in modo più semplice: se la popolazione di un sistema economico maturo, come l’Occidente, è un miliardo e dopo 20 anni è un altro miliardo, o un’area come l’Italia ha 40 milioni di abitanti, e dopo 20 anni è ancora 40 milioni, cioè, se la popolazione, non crescendo, resta uguale, come ha detto giustamente il commentatore, perché la crescita 0 è 2 figli a coppia. Considerando poi che ci sono persone che hanno altri gusti o vocazioni, per cui non hanno figli, non sono sufficienti i 2 figli a coppia per mantenere stabile la popolazione e la cultura, bisogna che la percentuale sia dal due virgola uno% in su.
Allora, ripeto la domanda, se il numero di abitanti di un paese resta uguale, ma attenzione, a tasso di sostituzione, e questo per un periodo lungo, perché in un periodo lungo non posso modificare la sostanza di questo fenomeno. Beh, ripeto la domanda, perché risponde al quesito essenziale di questa serata. Se la popolazione non cresce, e resta uguale a tasso di sostituzione, come fa a crescere il PIL? Tenete conto che sono 15 anni che mi occupo di questo tema, e potete immaginare quante volte abbia avuto occasione di discuterne. Ma neppure in un consesso di economisti c’è la risposta. Mi tirano fuori: si aumenta la produttività, si aumentano le esportazioni, ma praticamente sta succedendo il contrario. Noi dell’Occidente abbiamo diminuito la produttività e abbiamo ridotto le esportazioni. Abbiamo invece aumentato le importazioni.
Allora ripeto ancora la domanda, e vi do la risposta. Come fa a crescere l’economia di un paese, il prodotto interno lordo, il CDP, se la popolazione non cresce? La risposta è una sola: cresce soltanto se AUMENTANO I CONSUMI INDIVIDUALI. Ma per far crescere i consumi individuali bisogna inventarsi delle tecniche. La prima tecnica è quella della suggestione. Perché, imporre il consumismo come modello di vita non è una cosa così facile! Ci pensa la televisione, ci pensano gli spettacoli, i giornali. Bisogna identificarsi con chi ha 2 macchine, con chi ha 4 mogli, con chi ha 40 vestiti. Il consumismo, che parte intorno a questo periodo di tempo, è il modello socio-economico che sostituisce la crescita della popolazione. Si impone alle persone il bisogno. Spesso molti bisogni sono anche il frutto di un progresso economico che ci permette di avere una macchina più sicura. Prima avevamo delle macchine che non avevano l’airbag. La ricerca scientifica ci permette di vivere meglio da tanti punti di vista.
Ma prendetela soltanto nell’aspetto prettamente provocatorio. Consumismo. Consumismo, nella nostra morale, quella che non ci insegnano più e che non studiamo più, è l’alimentazione dell’uomo. In Deus caritas est, nella prima enciclica che Papa Benedetto scrive prima della fine dell’anno del pontificato, quindi nel 2005, lui spiega che l’uomo ha tre nutrimenti: quello materiale, per sostenersi, anche perché non è male che l’uomo progredisca dal punto di vista materiale, perché può fare tante cose. La ricchezza non è un male. La ricchezza è male se è prodotta male ed utilizzata male.
Primo, materiale, secondo, intellettuale, che è quello che serve a dare ragione delle cose. L’enciclica Lumen fidei, scritta da papa Benedetto e completata da papa Francesco, dice che «la ricerca della verità è la fede. Senza il ragionamento della fede, senza la spiegazione logica della fede – perché la fede è ricerca, produce la ricerca -, diventa sentimento». Quindi, la fede, senza ragione, diventa sentimento. Però dovremmo andare a leggerle, le encicliche. Il settimo capitolo di Caritas in veritate è quello che spiega come si fa a implementare l’uomo nuovo. L’uomo che cambia le cose, e non gli strumenti.
L’uomo, (per essere ben realizzato) ha bisogno di tre alimenti: materiale, intellettuale e spirituale. Se manca uno di questi tre elementi, l’uomo perde l’equilibrio. Se manca quello materiale, non sta in questo mondo, deve isolarsi in un deserto, sperando che gli angeli lo vadano a servire. Se manca quello intellettuale, gli manca la capacità di dare la ragionevolezza di quello che è, di quello in cui crede, il senso della sua vita. Se manca quello spirituale, perde completamente il senso della vita. Vedete che l’uomo ha bisogno di tre alimenti!
Bene, per imporre il modello consumistico noi abbiamo imposto un solo modello di nutrimento. Se voi ci pensate, negli ultimi 40 anni abbiamo avuto un impoverimento dell’insegnamento, e cioè quella che viene chiamata emergenza educativa, che Benedetto ha mille volte dichiarato. Il nostro problema è l’emergenza educativa. Quindi, ci hanno privato della alimentazione intellettuale e di quella spirituale. Questi aspetti sono stati relativizzati. Faccio un richiamo a Giovanni Paolo II, in un un’altra enciclica che vi invito a rileggere, che si chiama Sollecitudo rei socialis. In questa enciclica Giovanni Paolo II dà una spiegazione straordinaria di quello che sarebbe successo 10, 15 anni dopo, dicendo: «L’uomo di questo secolo investe, si impiega nella ricerca tecnica, tecnologica, scientifica, creando degli strumenti straordinari, sofisticatissimi, mentre non investe, non si impiega nella sapienza e conoscenza. Cosicché avrà l’immaturità personale che non gli permetterà di gestire gli strumenti così sofisticati, nella tecnica e nella scienza». E prosegue il papa: «Verrà il momento in cui questi strumenti gli sfuggiranno di mano». Non è quello che sta succedendo? Ci stanno sfuggendo di mano nelle scienze e nella finanza, coi prodotti derivati, per farvi un esempio. È il kit, lo strumento finanziario, che è sfuggito di mano ai grandi finanzieri, ai banchieri ed economisti. Tanto che è quello che ha prodotto degli eccessi.
Abbiamo detto, come si fa a far crescere il PIL, se non cresce la popolazione? Lo si fa aumentando i consumi individuali. La prima cosa da fare, però, è creare una cultura consumistica, privando l’uomo delle altre dimensioni: quella intellettuale e quella spirituale. Il consumismo è il riferimento. L’uomo di successo è quello che ha le cose. È quello che produce, quello che ha valore. Quello che ha la macchina più bella, l’appartamento più bello, i vestiti più belli. Che di per sé non è niente male! Ecco perché i grandi errori non sembrano grandi errori, altrimenti la gente non li farebbe. Il peccato non è brutto, altrimenti uno non peccherebbe! Il peccato è bello. E confonde!
Allora, il consumismo. Ma voi direte: questo qui ci ha appena detto che il PIL non cresce se non nascono i figli, come ha fatto ad aumentare i consumi individuali? Questa è la vera domanda. E questo è il trucco. Allora, come è stato possibile negli ultimi 35 anni aumentare i consumi individuali? Primo: smettendo di risparmiare. Nel 1975 il tasso di risparmio delle famiglie italiane era il 27%. Oggi siamo sotto il 4%. Primo, non risparmio più. Ma i risparmi sono la base monetaria delle banche, quella con cui le banche fanno credito alle imprese. E mancando questa base monetaria in funzione della crescita del PIL, le banche si devono inventare i prodotti derivati.
Ma non basta. Che cosa abbiamo fatto di gravissimo, che però è stato un’arma a doppio taglio? Grave per noi, beneficiante altri popoli. Abbiamo fatto una cosa che si chiama DELOCALIZZAZIONE. Allora, per avere più beni da consumare e da comprare, siccome non cresce il PIL, devo aumentare il potere d’acquisto. Il potere d’acquisto è, io con 1.000 euro, cosa compro? Trent’anni fa ci compravo la rata della casa, la rata dell’automobile, i vestiti, mandavo i figli all’università, eccetera. Oggi con mille euro ci pago si e no, un affitto. Quindi, che cosa è crollato in trent’anni? Il potere d’acquisto.
Cosa abbiamo fatto negli ultimi trent’anni per spingere i consumi individuali e aumentare il potere d’acquisto? Aumenta se aumentano i salari reali. Per aumentare i salari devo aumentare il prodotto interno lordo, il PIL. Perché questo succeda, ha da crescere l’economia. Ma abbiamo detto che l’economia non cresce, i salari non aumentano, come fa a aumentare il PIL? Diminuendo il costo dei beni. In 35 anni noi abbiamo delocalizzato tra il 50 e il 60% dei prodotti che noi consumiamo. Li abbiamo fatti produrre in Asia, in Cina, India e Bangladesh, e li abbiamo importati.
Vi faccio l’esempio di quella fabbrica di bicchieri che avete qui vicino, a Colle Val d’Elsa. Immaginate che sia questo, per semplificare, questo prodotto, nel senese costa 10 euro, ma se lo faccio fare in Cina e lo reimporto, mi costa 5 euro. Fate attenzione. Qui oggi ne avete bisogno: è il vostro prodotto chiave, non potete farne a meno! Se oggi lo comperate, spendete 10 euro, e in alternativa, lo stesso prodotto, mettiamo percepito come uguale, vi costa 5 euro, il vostro potere d’acquisto, di quanto è aumentato? È raddoppiato.
Allora, se io formulo una politica economica che trasferisce in altri paesi la produzione e i prodotti di volume, che valgono, diciamo, il 30, 40, 50% del mio acquisto totale, io aumento, raddoppio del 50% il mio potere d’acquisto. Ma cosa succede però, poi? Che non si investe più in industrializzazione. Non investo in tecnologia, non investo in potenziali posti di lavoro. Perché tutte le volte che io importo un prodotto fatto fabbricare da un’altra parte, io creo là, ricchezza e posti di lavoro! Tanto che, quando è finito tutto, come arriverò tra pochi minuti a spiegarvi la conclusione di questo, dal punto di vista economico, diciamo le conseguenze morali; che cos’è successo? Che abbiamo scoperto che noi non avevamo più capacità produttiva che potesse competere con il mondo globale. Perché la struttura dei salari, la struttura del welfare della nostra società, lo fa costare 10 euro. Questo è ciò che stiamo vivendo noi in questo momento. Perché abbiamo avuto tre governi tecnici? Se volete dopo possiamo parlare anche di questo.
Concludo invece la storia, e ritorno sempre lì. La popolazione non cresce. Allora, per mantenere la crescita del PIL debbo aumentare i consumi individuali. Per aumentare i consumi individuali – da una parte si eliminano i risparmi -, con le conseguenze che ci sono sulla creazione della base monetaria per il sistema bancario, il quale deve provvedere in modi diversi e rischiosi. Secondo, trasferisco la produzione di beni in paesi a basso costo, li reimporto, e aumento il potere d’acquisto.
Ma non basta. Non basta per una ragione molto semplice, che i grandi gestori di questo modello si sono dimenticati che, è vero che se la popolazione resta uguale nel tempo (son sempre 2 miliardi di persone), non cresce, si modifica però la struttura della società. E quando scoprono che si modifica la struttura della società, prendono paura. E fanno due cose, che sono folli. Cosa vuol dire modificare la struttura della società? Trent’anni fa la società era più o meno fatta così: da 0 a 25 anni, il 25%, da 25 anni a 45, il 25%, da 45 a 65, il 30, 35%, da 65 anni in poi, il 12%-
Oggi: da 0 a 25, 12%; oltre i 65, 30%. Guardate che arrotondo, anche perché, soprattutto quello che conta non è tanto chi ne ha più di 65, ma chi è in pensione, che è una cosa diversa. Che cosa vuol dire questo? Meno risorse che si creano, e più risorse che domandano di essere mantenute. In pratica, in economia si dice che sono cresciuti i costi fissi. Quali sono i costi fissi? I costi dell’anzianità, che non produce e costa. La parte di quella parte di popolazione che non cresce più.
Come si fa a mantenere questi costi di struttura? Si fa in due modi: il primo, aumentando le tasse. Nel 1975 il peso delle imposte sul Pil italiano era del 25%. Oggi è il 50%. Pensiamo a una coppia che decide di sposarsi – io ho 5 figli. Purtroppo, non tutti hanno deciso di sposarsi. Però 2 quest’anno si sposano -, allora, anche vedendo loro, mi sto ponendo il problema. Io, a 30 anni guadagnavo – a parità di professione – sempre che questo possa essere fatto, ma lo metto come esempio -, guadagnavo molto di più di quello che oggi guadagna un giovane e una giovane che stanno cominciando a lavorare per fare un progetto di famiglia. Perché? Perché sono aumentati il peso delle imposte sui salari del 100%. Sono raddoppiati! Quindi, una coppia oggi guadagna esattamente come un singolo padre di famiglia trent’anni fa! Non può che essere così! E gli va bene ancora, perché guadagna. Però, effettivamente le imposte sono aumentate dal 25% al 50%. Per che cosa? Per sostenere i costi dell’invecchiamento della popolazione.
Ma voi sapete che se le imposte raddoppiano in un periodo, si diminuiscono i consumi e gli investimenti. Tutto ciò perché gli imprenditori guadagnano e investono di meno. E le famiglie hanno meno possibilità di consumare. Allora, che cosa si inventa – fate attenzione! E arriviamo alla fine -, si inventa la CRESCITA CONSUMISTICA A DEBITO. Ci si dà a indebitare. In Europa un po’ meno, in Italia ancora abbastanza meno, ma nel mondo nordamericano, dove è scoppiata la crisi, molto di più.
Vi faccio un esempio choccante. Negli ultimi 15 anni, la crescita del prodotto interno americano – ve lo dico in modo semplificativo -, tra il 1997 e il 2007, quindi 10 anni – sappiamo che nel 2008 esplode il boom della crisi -. In questi 10 anni il prodotto interno lordo americano cresce, su 10 anni, del 32%. Il famoso 3.2% per anno. Va bene? Ma quello che è interessante è che l’85% di questo 32%, era dovuto al debito delle famiglie, che infatti passa dal 60 al 90% del prodotto interno lordo.
Cosa vuol dire? Vuol dire che la vera crescita del prodotto interno lordo non è stata il 32%, ma il 4% in 10 anni, perché il resto era tutto fatto a debito. Ma di chi? Delle famiglie, che si erano indebitate, e non hanno pagato il debito! Tanto che nel 2008 vanno in banca con i contratti di mutuo per la casa, e dicono alla banca: “Non posso pagare”. Allora le banche falliscono. Vi ricordate la Leeman brothers? Tutto il sistema bancario americano fallisce.
Cosa fa il governo americano in questo frangente? Salva le banche. Per salvare le banche, le ricapitalizza. Per ricapitalizzarle usa il denaro pubblico. In pratica nazionalizza il debito privato delle famiglie. Nel 2007, il debito pubblico americano sul PIL è del 62, 63%. Nel 2012 è il 120%.
Allora, noi siamo arrivati a questa crisi per sostenere una crescita economica artificiale, che nessun governo avrebbe mai voluto avere. Un buon governo viene rieletto se il PIL cresce. Se il PIL non cresce, vuol dire che il governo ha fallito. Allora, tutti i governi devono far crescere il PIL. Anche per l’Italia è uguale. In Italia però un pochettino meno, per una “strana cultura dell’italiano”, che continua, purtroppo – dicono loro -, a risparmiare.
In questi giorni, se voi leggete tutti i giornali, vi fate suggestionare da una considerazione: “Dobbiamo tornare a consumare”. Non tornare a risparmiare, ma a consumare! Quando il 50% di quello che consumiamo, lo importiamo. Quindi non creiamo neanche lavoro, qui! Non creiamo ricchezza, qui, se non commerciale. È anche demenziale solo la proposta! Mentre invece il rafforzamento del sistema bancario, potrebbe produrre quella capacità di intermediare verso le medie imprese italiane, col credito, e farle funzionare.
Torniamo a noi. Come si fa a sostenere il processo di invecchiamento della popolazione? In due modi: aumentando i consumi a debito e aumentando le tasse. Ma è un ossimoro, aumentare le tasse e aumentare i consumi a debito, perché, più aumento le tasse, più crollano i consumi. E quindi è come il cane che si morde la coda. Deve correre sempre più dietro! Fino a quando non succede quello che è successo.
Adesso andiamo a vedere quello che potrebbe succedere. Conclusione. Non fare figli, non è vero che non produce ricchezza, ma produce povertà, e l’impossibilità di mantenere i vecchi, che verranno soppressi! Perché la nostra società non è in grado di pagare le pensioni e le spese sanitarie di troppi vecchi, che non son stati equilibrati nell’equilibrio naturale dalla nascita, di altrettanti giovani e di coppie che si formavano.
Quello che non dice il film, è l’aspetto economico, la conseguenza economica. Il film la butta tutta sul cambio di religione: l’islam che trionferà; e l’islam che fa figli. Ma non basta! Il problema è che loro non pagano mica le nostre pensioni! Non pagheranno le spese sanitarie. Si rifiuteranno! Cambieranno i governi! Quando avranno la maggioranza e la capacità di influenza – ma chiunque siano, islamici o non islamici -, diranno: “Voi arrangiatevi! Noi non vi paghiamo più le tasse. Quindi cambieranno le leggi.
Allora, che cosa faranno dei vecchi? Beh, adesso sono vecchio io. Fra un po’ sarete vecchi anche voi. È una questione di 10, 15 anni! Non è una questione di molto tempo. Perché se questa tendenza continua, i vecchi non mantenuti sarete voi! Noi saremo sotterrati. Tanto che sta nascendo un’altra suggestione, e chi è medico lo sa: che è la morte scelta. Che cos’è la morte scelta? È la suggestione della vita non degna di essere vissuta. Il peso psicologico che si fa passare ai vecchi, inutilizzandoli, mal utilizzandoli, mettendoli in condizione di vivere una vita che fa schifo, senza nessun tipo di assistenza, fino a quando non decidono: “Sono inutile. Non servo più. Meglio che me ne vada”. Guardate che questa non è una barzelletta! Questa è una cultura, che del resto sta nascendo negli Stati Uniti da tre o quattro anni, e che si sta pian piano diffondendo anche da noi.
E perché trova terreno fertile? Il film non lo dice, ma lo lascia immaginare. Perché noi non sappiamo più reagire. Non abbiamo più certezze. Non abbiamo più valori. Non crediamo più in niente! Anche il mondo cattolico. Quanti sono i cattolici che hanno il coraggio di fare apologetica? E quindi di studiarla e affermarla davanti a tutti? Ma siamo diventati un popolo di vigliacchi, paurosi, pronti a qualsiasi compromesso! E poi non sappiamo più difendere neppure le cose in cui crediamo, perché non le studiamo! Quante persone sanno fare apologetica? Avete mai visto una discussione su chi erano i crociati o sull’inquisizione? Noi come minimo stiamo zitti, perché non sappiamo niente. Non abbiamo studiato! Neppure su Galileo sapremmo difenderci! Oppure sulla vicenda di Giordano Bruno. Quanti sanno perché Giordano Bruno è stato condannato dal potere temporale? Perché era dìventato un demoniaco. Faceva le messe nere! La Chiesa non l’ha condannato per il suo pensiero, ma perché era diventato un eretico. In quanto alle crociate, hanno salvato il Mediterraneo, perché la presenza nel Mediterraneo delle navi crociate ha permesso al Mediterraneo di ripulirsi dai briganti e dai pirati!
E tra il 1150 e il 1200 cominciano i grandi commerci, quelli che creano il benessere. Le repubbliche marinare nascono grazie ai crociati, che ripulivano i mari dai briganti. (Adesso invece i briganti e i trafficanti di uomini vengono lautamente pagati e favoriti da un umanitarismo buonista. Ndt). Poi lasciamo stare i soliti eccessi. Però la storia non è fatta da eccessi. La storia va vista in una visione totale. Comunque, ritorniamo indietro.
Mi tocca tornare alla prima parte. Non fare figli vuol dire non fare figli, e quindi estinguersi. Perché non c’è più il desiderio del progetto matrimoniale, per cui si fanno figli. Ovviamente significa non creare lavoro e non creare più ricchezza. Vedete che ci portano a cercare addirittura la giustificazione per suicidarci! Quindi, non soltanto l’eliminazione, ma la decisione del peccato maggiore, e cioè di autoeliminarci! Sentirci completamente estranei ad una società inutile.
Come ce lo spiega Papa Benedetto? Lo dice nell’introduzione: introduzione: «Se una cultura nichilista non ha più valori, i fini diventano mezzi». E nel primo capitolo – fate attenzione a questo passaggio, che molti commentatori di questa enciclica saltano -, Benedetto XVI richiama due encicliche: Humanae vitae e Populorum progressio. Dice: «In che cosa si concretizza il nichilismo? Nel non riconoscere la dignità dell’uomo, e nel non riconoscere le leggi naturali che reggono la creazione». Vedete la perfezione! È un mosaico perfetto, una spiegazione perfetta! Quand’è che io faccio quello che ho detto che succede? Il consumismo, la perdita della ricerca della formazione intellettuale, e così via. Lo spirito. Quando? Quando non riconosco la dignità dell’uomo. E quando non riconosco le leggi della creazione.
Ci dicono che non ci sono le leggi della creazione perché non c’è stata creazione! Il big bang o quello che è, è caos, e il caos non è regolato da leggi, se non ad oc! (Per questo oggi siamo nel caos! E la cosa tragica è che ne siamo tanto immersi da non accorgercene. Ndt).
Quante volte avete letto le considerazioni, non so, del professor Veronesi, o della Levi Montalcini? E questi sono osannati dappertutto. Veronesi, in un’intervista che fece tempo fa sul Corriere, dice: “L’uomo è un animale intelligente”. Beh, detto così ho anche dei dubbi che sia intelligente. Però l’uomo è una animale intelligente, che si soddisfa sostanzialmente materialmente. Inutile dire che l’uomo ha un’anima, e quindi ha bisogno di un’attenzione che non sia puramente materiale.
La scienza è arrivata oggi a un livello talmente alto, che può aiutare l’uomo in tutti i suoi problemi. Non solo fisici: vivere fino a 170 anni, ma persino nell’abbattere il dolore. Perché la medicina oggi è in grado di anticipare i fattori biologici ed eugenetici, che provocano il dolore, la sofferenza e le malattie. Se non ci fosse questo bla bla bla di religione cattolica, che invece insinua nella testa di poveri deficienti, che l’uomo è figlio di Dio, e come tale, ha una dignità che dev’essere preservata.
Guardate che il pensiero dominante è questo! Provate a richiamare in un consesso la dignità dell’uomo! Sei mesi fa, in un consesso a porte chiuse all’interno del Quirinale, del Parlamento italiano, eravamo in 40; erano presenti molti ministri e rappresentanti di varie nazioni europee ai quali ho fatto questa considerazione. Bene. Un ministro di un’altra nazione mi ha detto: “Smettiamola una volta per tutte di andare a ritirar fuori una cosa che ormai è seppellita: qual è il senso della vita nella creazione! Oggi i popoli si devono unire intorno a un’unica religione, che è la salvaguardia dell’ambiente”. PANTEISMO. D’accordo? Ma guardate che io ero l’unico a difendere, su 40 persone, questa posizione. Uno su 40. Allora, nella classe dirigente, forse qualcun altro ci credeva, ma ha avuto paura, ha avuto paura in una situazione dove si dovevano proporre delle decisioni per fare una politica economica a livello europeo, e quindi erano delle decisioni di carattere importante. Non era soltanto la stesura di un libro bianco, ma nessuno ha avuto il coraggio di affrontare il tema. Mi hanno lasciato solo. Poi non mi hanno neanche ridato la parola.
Allora, questo è il mondo che ci governa. Per questo, papa Benedetto, nel famoso discorso che fece ad Aquileia – non so se vi ricordate quando andò ad Aquileia e poi andò a Venezia, facendo del famoso giro in gondola con il cardinale Scola -, tutti i giornali dissero: “Ah, ha incardinato Scola come arcivescovo di Milano”. Credo sia stato nel 2011. Bene, prima di andare a Venezia andò ad Aquileia. Voi sapete perché è importante Aquileia? Ad Aquileia – questa piccola città di origini romane, tuttora piena di meravigliosi scavi -, fu costruito il primo tempio cristiano subito dopo l’editto di Costantino. Vi suggerisco di andare a vederlo, perché restate a bocca aperta. E pochissimi lo conoscono. C’è ancora la struttura di un tempio che ha 1700 anni.
Il papa va l’, e fa un discorso in cui fa un richiamo ai leader, dicendo: «Signori, nel mondo la leadership, (che significa saper creare un progetto, saper creare dei consensi, saper trascinare le persone nel fare le cose), la leadership è un mezzo, non un fine. E qual è il fine? È il bene comune, con cui il leader applica le sue capacità». Nessun giornale ha ripreso questa importante affermazione. Sembrava quasi che non si dovessero offendere le leadership. Beh, fino a quando avremo dei leader che confondono fini con mezzi, sarà difficile risorgere!
Ora che vi ho citato i tre elementi, vediamo le tre conseguenze, o meglio, la conseguenza sui tre caratteri che ho svolto. Badate che semplifico. L’uomo economico ha tre dimensioni – come vi ho detto, semplifico, però ha in sé una verità assoluta, se dopo ci pensate su -. L’uomo, dal punto di vista economico, ha tre dimensioni. È un uomo che produce: lavora, produce ricchezza, e quindi, attraverso il suo stipendio produce quello che è indispensabile per il suo mantenimento.
Poi ci sono altre due dimensioni. C’è l’uomo consumatore: l’uomo che con il suo stipendio, con i suoi redditi, è consumatore. Compera, acquista. E poi c’è un’altra dimensione: l’uomo che risparmia; poco, ma risparmia ancora, è investe. A questo punto vi spiego la crisi economica, perché non ne usciamo se non facendo una sola cosa, che è questa. 30 anni fa l’uomo economico aveva le sue tre dimensioni omogenee e coerenti fra di loro. Adesso le tre dimensioni sono in conflitto. E questo spiega perché siamo in una situazione piuttosto complessa.
Vi faccio l’esempio dell’operaio della Fiat. È banalissimo, di una stupidità totale, ma lo faccio soltanto perché è la cosa più semplice da dire. 30 anni fa l’operaio della Fiat lavorava insieme. Prendeva lo stipendio dalla Fiat, comperava la Fiat, e investiva i suoi risparmi nel titolo Fiat. Oggi, se lavora ancora nella Fiat, compera la Toyota, perché gli costa di meno e – secondo lui – vale di più, e investe nei titoli Toyota, perché sono quelli che gli danno più rendimento. La Fiat, che fino ad oggi gli dava lavoro, non vende più la macchina al suo operaio e non riceve più i suoi risparmi come investimento in borsa. Dopo tre anni, è fallita. Così, evidentemente perde il posto di lavoro; non consuma né la fiat, né la Toyota, e non investe più niente, perché deve pur mangiare.
Allora vedete come, nel mondo globale, l’uomo, nelle sue tre dimensioni, se queste non sono omogenee e non sono coerenti fra di loro, ma sono in conflitto, si spacca tutto. Si rompe completamente un sistema! E questo è quello che noi abbiamo creato. Il problema economico del paese, (Ma non solo del nostro paese. Ndt), in questo momento, è esattamente questo. Si lavora ancora – fate attenzione: va alla grande! Perché in Italia il 60% del lavoro è di imprese protette dal mercato domestico. Il 45% dei lavoratori italiani lavorano – direttamente o indirettamente -, per la pubblica amministrazione, per le municipalità e per lo Stato. Per quello in Italia ce la caviamo ancora. Fin a quando non faranno la vera spending review. E ci siamo vicini, perché abbiamo già avuto tre governi tecnici che non hanno risolto le cose. Verrà il quarto, e quello farà, purtroppo, quello che non hanno fatto gli altri
Quello che si deve fare è ricostituire l’unitarietà dell’uomo economico. Questo non significa privare le persone del diritto di andare ad investire nella Toyota o nella Coca Cola. Attenzione. Bisogna rendere interessante e competitivo l’investimento fatto nel nostro paese, in modo tale che crei posti di lavoro veri, non fittizi! Non con le elemosine che vengono date nelle finanziarie per far contenti i redditi più bassi. Questa cosa non sta né in cielo, né in terra. Queste sono manovre totalmente sbagliate. Per rendere competitivo il nostro paese noi dobbiamo rinegoziare completamente il patto di stabilità, che è stato mal negoziato. Immagino che voi non sappiate neanche che cosa sia il fiscal compact. Purtroppo, o per fortuna, così stanotte dormite. Però, dal 2015, il nostro paese deve restituire all’Europa 50 miliardi di euro all’anno per 20 anni. (Leggendo le spiegazioni che da il sito https://quifinanza.it/soldi/quanto-ci-costera-davvero-fiscal-compact/3094/ , possiamo vedere che le cifre possono essere anche molto minori. Sarebbe il caso – a questo proposito -, di sentire il relatore, Ndt)
Ma dove li va a prendere? E questo lo ha firmato il signor Monti, il grande ministro e tecnico dell’economia. Bene, noi dobbiamo avere il coraggio di rinegoziare completamente questo, e fare una vera riforma del lavoro. E poi bisogna avere tante altre capacità. Ma questo solo da un punto di vista economico! Bisognerebbe avere la capacità di consumare di meno e di risparmiare di più. E fare molta attenzione a consumare cose prodotte nel nostro paese. È brutto dirlo; è stupido dirlo, ma siamo in emergenza. Noi dobbiamo creare posti di lavoro per il pareggio.
Spero di essere stato chiaro sulla storia di che cosa produce il non fare figli. Il non fare figli produce l’impossibilità di fare figli. L’impossibilità di mantenere i vecchi. E poi ha ragione il commentatore. LA FINE DI UNA CULTURA. Perché? Perché se noi trasferiamo la ricchezza in Asia – questo è un punto fondamentale -, noi abbiamo, con la delocalizzazione, (creando ricchezza in altri paesi, che non hanno però 60 milioni di abitanti, ma miliardi di persone, come la Cina e l’India), adess queste persone, questi popoli, queste ricchezze vengono investite. Dove? Da loro! Infatti, noi occidentali siamo diventati consumatori e non più produttori, mentre l’Asia è diventata produttore, ma non ancora consumatore. E questo processo dura da trent’anni. E l’abbiamo fatto soltanto per tenere alto il PIL- perché non nascevano figli -, e quindi abbiamo delocalizzato.
Allora, la ricchezza che abbiamo creato là, sta rientrando qua, comprandosi l’Europa. Si comprano le banche, si comprano le grandi imprese. Sia quelle che vanno bene, come quelle che vanno male. Guardate, io ve lo dico perché ho avuto anche incarichi di carattere istituzionale. Gli unici fondi che investono sono fondi cinesi, asiatici e arabi. E stanno comperando tutto quello che può essere comprato, perché sono quelli che hanno i soldi.
Tra un po’ avranno una presenza economica nel mondo occidentale molto più forte di prima. Ma voi pensate che ci si limiti a entrare in un paese senza esportare la propria cultura in quel paese? È ovvio! Se io compero un negozio, lo arredo come voglio io; ci metto la commessa che voglio io. Compero quell’azienda: voglio che quell’azienda sia gestita dalla mia cultura. Compero un sistema economico: voglio che quel sistema economico abbia la mia visione delle cose. E siccome la visione è quella dell’uomo animale “intelligente”, mentre la visione di qua è (o era?), quella dell’uomo figlio di Dio, con una dignità diversa, la prima cosa che verrà appiattita è la religione cattolica. Perché? Il mondo asiatico ha una cultura che noi chiamiamo “pragmatismo asiatico”.
Che cos’è il pragmatismo asiatico, o cinese? È l’evoluzione del taoismo -confucianesimo-buddismo-maoismo-consumismo. Ma il taoismo è nichilismo puro! Il mondo asiatico ha una forma di cultura che si chiama pragmatismo. Il pragmatismo è il non rispetto per la dignità dell’uomo. Ma questo lo sanno tutti coloro che studiano questi fenomeni. Anche all’interno della gerarchia romana. Magari non ne parlano troppo – perché forse non devono offendere nessuno (e bisogna creare ponti, e non muri. Ndt), -, però non aiutano a capire che quando la cultura cinese conquisterà l’Europa – fra l’altro, io sono più preoccupato della cultura asiatica, che di quella islamica, anche se non metto in discussione quanto è detto nel film -. Sono più preoccupato del pragmatismo si questi paesi, che sono nichilisti assoluti. Quindi, il nostro pericolo è davvero quello della fine di una civiltà, di una civiltà che dura da 2000 anni. Però noi abbiamo la certezza del “non prevalebunt”, ma è una certezza che vuole la nostra partecipazione! Vedete, ogni tanto viene da pensare: ma il mondo ha vissuto dei momenti più difficili? Sì, ci sono stati anche dei momenti più difficili.
Per esempio, nella seconda metà dell’Ottocento sembrava che la massoneria stesse distruggendo completamente i valori cattolici dell’Europa, ma in quel tempo nel nostro continente prolificano anche un po’ di apparizioni (mariane: a Rue du Bach a Parigi, a Lourdes, a La Salette, eccetera), e queste apparizioni ridanno coraggio, e non succede niente. Non sono mai riusciti a fare quello che volevano fare. Hanno continuato e continueranno, ma finora non sono riusciti. Le grandi apparizioni. L’aiuto che arriva dall’alto per darci coraggio. (Come poi a Fatima all’inizio del Novecento, con tutte le altre, fino a Medjugorje, su cui però la Chiesa non ha ancora detto una parola definitiva. Nde).
Sappiamo che qualcosa succederà. Non dobbiamo quindi perdere la speranza di riuscire. Però il problema è questo: quando le cose vanno male, non sono gli strumenti che vanno cambiati, sono gli uomini. E con questo il papa conclude Caritas in veritate. Però uno dice: ma come facci? Lo dice in Lumen fidei: «L’uomo deve ritrovare la verità», deve ritrovarla il più presto possibile! (Infatti, a mio modo di vedere, è il relativismo il tarlo che corrode le fondamenta, le radici dell’Occidente, soprattutto dell’Europa occidentale. Ndt).
E chi può aiutarlo a trovare la verità? La Chiesa! È compito della Chiesa, la quale deve tornare a insegnare il magistero, deve tornare a insegnare a pregare, a riscoprire i sacramenti, soprattutto il battesimo e l’Eucaristia. Lo dice in Lumen fidei papa Benedetto, anche se la firma papa Francesco. E le ultime due righe dicono: «Confidiamo in nostra Madre, la Vergine Maria, che non ci abbandonerà mai. Che è il più grande esempio per noi, di vita, di fiducia, di speranza, e di fede».
(Ci sarebbe da trascrivere due interessanti domande e risposte, ma lascio ai curiosi, che potranno vedere al sottostante link, sia il filmato iniziale, che le domande e risposte finali. Le ultime parole da me trascritte sono sottolineate da un calorosissimo e prolungato applauso. Ndt).
Fonte:
Trascrizione di Claudio Forti
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