da Libreidee
Se ci sarà la possibilità che possa finire, un giorno, la tragedia
dell’immigrazione nel Mediterraneo, lo si dovrà a Matteo Salvini – non
certo ai finti progressisti che oggi lo contestano in modo violento e
squadristico, pretendendo che ad accogliere i migranti sia la sola
Italia, cioè il paese che il sedicente centrosinistra ha ridotto in
bolletta, piegandosi ai signori europei del rigore e dello spread.
Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e battistrada del
cantiere politico per il “partito che serve all’Italia” (tavola rotonda a
Roma il 14 luglio), difende a spada tratta il neo-ministro
dell’interno. Tutte le polemiche pretestuose contro Salvini, premette
Magaldi a “Colors Radio”,
finiscono per portare acqua al suo mulino. «Se si è intellettualmente
onesti, non si possono attribuire a Salvini aggettivi come xenofobo,
razzista o fascistoide. Cos’ha fatto, Salvini? Quale sarebbe la sua
grave colpa? Ha semplicemente costretto l’Europa
a farsi carico, finalmente, di un problema che è europeo, prima che
italiano». Tra parentesi: cos’hanno fatto, i governi precedenti, per il
benessere dei derelitti, dei torturati e degli oppressi del continente
africano? Assolutamente nulla: «Non c’è stata nessuna preoccupazione per
la condizione di vita di queste persone, nemmeno quando dimoravano nel
loro paese prima di essere costrette a fuggire». Diritti umani, questi
sconosciuti: i finti progressisti vorrebbero che se ne facesse carico il
solo Salvini, dopo che loro hanno ignorato per decenni il dramma
dell’Africa?
Gioele Magaldi |
Campioni mondiali di ipocrisia, i buonisti nostrani. Magaldi li
definisce progressisti “sedicenti, finti, fasulli”. Se hai davvero a
cuore i diritti umani – insiste – dovresti preoccuparti di farli
rispettare innanzitutto nei paesi d’origine dei migranti. E invece, nessuno di quelli che oggi fanno la morale a Salvini ha mai lanciato «neppure una proposta politica,
in sede nazionale ed europea, per un Piano Marshall risolutivo delle
problematiche gravissime in cui versano parecchi popoli e Stati».
Piuttosto s’è detto “fateli entrare, li accogliamo tutti in Italia”.
Ammette Magaldi: Piacerebbe anche a me, la formula “accogliamoli tutti”,
perché vorrebbe dire che l’Italia sarebbe in salute. Ma sarebbe
un’altra Italia, impegnata a «fare piena occupazione, tutelando la
dignità dei salari e delle pensioni, e quindi delle persone», cioè un
paese «senza precarietà né disoccupazione, con un grande piano di opere
pubbliche per rigenerare le infrastrutture». Allora la musica
cambierebbe: «In quel caso sarebbe la benvenuta, la nuova manodopera da
ogni paese, per essere inserita nel tessuto sociale italiano. Allora sì
che tutti ne sarebbero contenti. Invece – sottolinea Magadi – siamo in
un paese dove ci è stato raccontato da decenni che abbiamo “vissuto al
di sopra delle nostre possibilità” e campato “sulle spalle delle future
generazioni”». E’ per questo, ci viene ripetuto a reti unificate, che si
applicano politiche di feroce austerità e «bisogna stare entro i
parametri paranoidi offerti da quattro tecnocrati fasulli che lavorano
per conto terzi nelle sedicenti istituzioni europee».
Questo è il contesto italiano di oggi: «Devi tirare la cinghia e
stare attento ai numeri del bilancio, non puoi più fare spesa pubblica
né gestire la tua moneta». La facoltà di spesa, ovviamente,
permetterebbe di «risolvere crisi economiche importanti e dare nuova occupazione, ammodernare il paese e dare fiato all’economia».
E in questa situazione catastrofica cosa si fa? «Si ammette una
immigrazione che – in termini marxiani – fa aumentare l’offerta di
manodopera poco qualificata». Marx l’avrebbe definito “esercito di
riserva del capitale”, quello formato dagli immigrati, costretti a fare
lavori sottocosto facendo quindi diminuire ulteriormente «la capacità di
contrattazione dei lavoratori italiani, peraltro già sottopagati,
precarizzati e sbattuti fuori dai posti di lavoro». E questo, aggiunge
Magaldi, sarebbe il modo giusto di concepire un grande slancio
umanitario a favore dell’umanità derelitta? E bravi finto-progressisti:
non paghi di aver affossato l’Italia con l’euro-crisi, ora vorrebbero
che il paese si accollasse – da solo – anche la disperazione degli
africani, senza peraltro aver mai fatto niente di buono per l’Africa.
Thomas Sankara |
«A Salvini manca ancora la “pars construens” progressista», riconosce
Magaldi, secondo cui «il Movimento Roosevelt la suggerirà alla Lega, ai
5 Stelle al governo gialloverde di Conte». La proposta? Un Piano
Marshall per l’Africa e per il Medio Oriente, andando a risolvere i
problemi alla fonte. «Ecco perché abbiamo immaginato nell’autunno a
Milano un evento nel segno di Thomas Sankara». Il leader sovranista del
Burkina Faso, assassinato nel 1987, sarà accostato a Carlo Rosselli,
ideologo del socialismo liberale, e al premier svedese Olof Palme,
promotore del più avanzato welfare
progressista. Due europei e, non a caso, un centrafricano come Sankara:
«Un grande statista africano – lo tratteggia Magaldi – le cui idee sono
utili oggi, ancor più che ieri quando Sankara viveva, prima di essere
brutalmente ucciso». Comunque, se Lega e 5 Stelle non hanno ancora
dimostrato «uno slancio decisamente progressista» come quello dimostrato
da Sankara – fautore di un’Africa libera, sovrana ed economicamente
indipendente, non più sfruttata dall’Occidente post-coloniale – lo
stesso governo Conte ha però fatto registrare un primo passo importante:
costringere l’Unione Europea
ad affrontare in modo serio, cioè collegiale, una tragedia come quella
dell’emigrazione africana. Di fatto, Salvini ha detto: visto che questo
dell’immigrazione è un problema europeo, sarà bene che il resto dell’Europa smetta di fingere che sia soltanto un guaio che ricade sulle spalle della sola Italia.
«Le altre nazioni fanno come credono – aggiunge Magaldi – ma nessuno
dà dei razzisti xenofobi ai governanti spagnoli e francesi che sparano
sui migranti, alzano muri e prendono a calci la gente alle frontiere».
Aggiunge Magaldi: «In sostanza, Salvini ha detto: bene, per far capire
che l’Italia finalmente ha un governo degno di questo nome, noi
chiudiamo i porti. Non accettiamo più di farci carico da soli di questo
problema, lo dobbiamo condividere in sede europea». E questo, sottolinea
Magaldi, non lo fai con le chiacchiere: lo fai con i fatti. Per
esempio: chiudendo i porti. «Salvini ha mostrato i muscoli, e il
risultato deve far riflettere i finti progressisti: proprio la chiusura
dei porti italiani ha indotto a più miti consigli questi ipocrici
governanti europei che poi gridano alla “deriva fascistoide e xenofoba
dell’Italia”. Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere». La
crociata contro Salvini? «Oggi non ha senso spacciare la falsa moneta
per cui, se si viene dalla Lega o dall’area del sedicente centrodestra,
si è comunque sempre sotto esame di presunto fascismo o presunta
xenofobia, mentre se si viene dal centrosinistra si è pronti per la
santificazione umanitaria», conclude Magaldi. Troppo comodo, anche
perché «il cosiddetto centrosinistra e il cosiddetto centrodestra, negli
ultimi 25 anni, hanno fatta a gara nel non occuparsi dei diritti umani –
né degli italiani, né tantomeno degli immigrati, che spesso vivono in
condizioni infelici, di illegalità e sfruttamento».
Nessun commento:
Posta un commento