google_ad_client: "ca-pub-2245490397873430", Sine.ClaV.is: Il motore magnetico Yildiz

lunedì 15 gennaio 2018

Il motore magnetico Yildiz

da Nexus


di Sterling D. Allan © 2013

Già il 21 Aprile del 2010 riferimmo dell’inventore turco Muammer Yildiz e del suo motore a magneti presentato all'Università di Delft, in Olanda. Yildiz, in questa sede, dimostrò come il motore da lui inventato funzionasse con la sola forza dei magneti: pur non essendo collegato a nulla e senza alcun filo che uscisse dal motore, fece girare una ventola ad alta velocità. Alla fine dell’esperimento il dispositivo fu smontato davanti al pubblico. Ora è stato raggiunto un accordo con una delle principali università d’Europa per condurre un test rigoroso del motore della durata di 30 giorni, con all’esterno solo l’albero ad alimentare un carico.
L’università sta allestendo una stanza che sarà isolata da tutti i campi elettromagnetici esterni e che garantirà isolamento da ogni possibile sorgente di energia remota e wireless. L’esperimento, che potrebbe partire già da metà gennaio 2013, vedrà partecipare specialisti nel campo della fisica e dei fenomeni magnetici di tutto il mondo. Sebbene spetti all’università decidere chi invitare, anche Yildiz potrà suggerire nomi basandosi su suoi precedenti rapporti con esperti della comunità scientifica. Lo stesso Yildiz potrà assistere all’esperimento, e magari dare suggerimenti, ma la titolarità e il controllo del test resteranno in carico all’Università. All’ottenimento dell’approvazione, Yildiz avrà le carte in regola per poter accedere ai finanziamenti necessari per l’ottenimento del brevetto internazionale.
(Fonte: Sterling D. Allan, Pure Energy Systems News, 4 gennaio 2013, http://pesn.com)


INTRODUZIONE AL MOTORE DI YILDIZ
di Jorge L. Duarte
Department of Electrical Engineering, Eindhoven University of Technology, Olanda, 25 Maggio 2010

Compendio
Risultati sperimentali atipici sembrano suggerire che un ingegnoso assemblaggio di magneti permanenti possa produrre energia meccanica senza fare ricorso a fonti convenzionali. Qui si cerca di dare una prima base teorica a questa scoperta.

I. Introduzione
Una realizzazione dell’invenzione di Mr Muammer Yildiz, come parzialmente descritto nel brevetto internazionale WO 2009/019001, fu mostrata alla Università della Tecnologia di Delft il 20 Aprile 2010. È Anche disponibile una registrazione video su Youtube (http://tinyurl.com/b89ate2).


II. Osservazione di risultati anomali
Il motore di Yildiz ha delle caratteristiche davvero particolari. Lo statore della macchina è composto da 12 segmenti, di cui 7 furono aperti per essere ispezionati dal pubblico dopo che la macchina aveva funzionato per circa mezz’ora ed era stata fermata. Si badi bene che il pubblico, e non l’inventore, aveva chiesto di fermarla per poter ispezionare le parti interne.
Tutti i suddetti segmenti sono fatti di alluminio o plastica, dove sono stati inseriti pezzi di magneti permanenti di forme diverse. Gli elementi di alcuni dei rimanenti 5 segmenti non sono ancora protetti da brevetto, e la decisione se brevettarli o meno viene lasciata alla decisione di un futuro investitore.
Dopo aver tolto i sette segmenti dallo statore fu possibile vedere e toccare l’esterno dello statore stesso all’interno della macchina. L’impianto del rotore è di alluminio, e anche lì piccoli magneti sono fissati in fori. Da notare che con la macchina in funzione questo cilindro meccanico ruota a circa 2.000 giri al minuto assai vicino ai forti magneti dello statore senza apparente dissipazione di calore. Questo è strano, perché ci si aspetterebbe l’induzione e la circolazione di significative correnti parassita nell’alluminio. Non è bello che tutti i segmenti e il rotore non scottassero all’apertura della macchina? Era rilevabile solo un minimo aumento di temperatura in prossimità dei cuscinetti meccanici. Di fatto, per far girare il cilindro metallico a quella velocità, in prossimità di magneti stazionari, sarebbe necessaria una notevole quantità di energia. Dovessi nascondere una batteria da qualche parte nelle restanti parti chiuse, da un punto di vista energetico preferirei costruire il rotore in qualche altro materiale che non il metallo.
All’estremità del rotore era collegata una ventola. Nel complesso, abbiamo visto in funzione un ventilatore all’esterno della macchina, insieme a uno smorzatore di corrente parassita all’interno. Questo accoppiamento veramente particolare richiede un bel po’ di energia per mantenere il cilindro in rotazione! Inoltre va osservato che i restanti segmenti chiusi nello statore non sono disposti simmetricamente nel rotore. Se ci fosse una batteria nascosta in queste parti, sarebbe imperativo usare interruttori a semiconduttori in circuiti elettronici di potenza molto efficienti allo scopo di produrre correnti pulsanti tramite avvolgimenti (di nuovo, dissipazione di calore, sconveniente in circuiti elettronici nascosti).
Le correnti pulsanti sono una condizione necessaria per produrre un campo magnetico pulsante che attraverserebbe lo spazio fra lo statore e il rotore, permettendo in tal modo al rotore di continuare la sua rotazione. Nel produrre il momento torcente, un campo magnetico pulsante indurrebbe anche forti correnti parassita nel rotore, in cima all’effetto “smorzatore” descritto precedentemente, e così via... Per un ingegnere esperto l’installazione di tutti questi sofisticati circuiti non avrebbe davvero alcun senso.
Vero è che le parti interne del rotore non sono state ispezionate, ma qualunque cosa esse contengano non invalidano il punto appena citato. Questo perché l’allestimento esterno del rotore è realizzato in alluminio ricoperto di magneti. I magneti che girano nella parte esterna dovrebbero causare correnti parassita sulle parti in alluminio  dello statore, e i magneti stazionari sullo statore dovrebbero causare correnti parassita sull’impianto del rotore. Entrambe le parti, statore e rotore, all’apertura della macchina erano a malapena calde.
Nel complesso, sebbene il contenitore dell’invenzione non sia ancora stato completamente aperto ed esaminato, sembra chiaro che il principio di funzionamento vada oltre una tecnologia convenzionale basata su batterie per fornire l’energia necessaria per far funzionare il motore.

III. Energia magnetica immagazzinata
Esaminiamo la possibilità che l’energia meccanica fornita sia stata prelevata dal campo magnetizzante accumulato dai magneti permanenti. Considerando un peso totale di 24 kg di tutti i magneti al neodimio funzionanti nel motore – cioè il 50% del peso di quest’ultimo – il massimo dell’energia magnetica immagazzinata è di 0.25 Wattora (Wh), o 15 Watt-minuti (Wmin).
L’energia meccanica che mantiene il flusso d’aria nel tubo posto di fronte all’elica era già stata misurata pari a 10 W. Pertanto, se il motore funziona per più di due minuti è chiaro che l’energia meccanica non è stata fornita da quella magnetica immagazzinata nelle calamite. Proprio com’è avvenuto durante l’esperimento.

IV. Energia Gravitazionale
Una possibile spiegazione di come funziona il motore di Yildiz potrebbe essere fornita dalla fisica classica basandosi sulla famosa equazione  E = mc2. Potremmo argomentare che l’energia è continuamente fornita ri-energizzando lo spin dei magneti elementari attraverso il flusso di fotoni dal campo gravitazionale. In altre parole, le vibrazioni auto-sostentanti dei magneti nel motore, in qualche modo, sarebbero in risonanza con i campi gravitazionali.
Per confermare tale possibilità, un esperimento estremamente accurato e sensibile dovrebbe dimostrare senza ombra di dubbio che il peso del motore diminuisce durante il funzionamento, e che il peso non cambia quando il motore è a riposo. Ma se durante il funzionamento il peso si riducesse di 1.0 g, questo implicherebbe la conversione di circa 25.000 MWh, il che equivale a fornire 2 kW di elettricità a oltre 1.200 case per un anno di seguito!
Al contrario, se il peso del motore non cambiasse durante l’esperimento, allora ci sarà un altro interessante, possibile candidato tra le fonti di energia, peraltro previsto dalla fisica quantistica.

V. Energia del vuoto
La teoria quantistica afferma che tutti i campi – specialmente quelli elettromagnetici – hanno delle fluttuazioni. Detto in altre parole, in ogni dato momento il loro valore reale varia a caso intorno ad un valore medio costante. Anche un vuoto perfetto alla temperatura dello zero assoluto ha campi fluttuanti conosciuti come “fluttuazioni del vuoto”, o “fluttuazioni del punto zero”, dei quali l’energia media in ogni punto dello spazio corrisponde a metà dell’energia di un fotone.
Come conseguenza della quantizzazione, il vuoto ha tacitamente una struttura estremamente complessa. Tutte le proprietà energetiche che una particella possa avere sono presenti in ogni punto nello spazio, come un caotico “mare di attività”. In media, la sovrapposizione di tutte queste proprietà le cancella reciprocamente, e il vuoto è, come risultante, “vuoto”. Tuttavia l’energia casuale del vuoto può essere spostata secondo schemi coerenti, con risultati osservabili e direttamente misurabili sperimentalmente. Le forze di Casimir sono un esempio in cui le fluttuazioni del punto-zero interagiscono con superfici metalliche parallele, separate da distanze dell’ordine di grandezza del micron, e forniscono lavoro.
In realtà, ogni oggetto fisico interagisce con i caotici campi del vuoto e produce qualche interazione coerente. In tal caso potremmo speculare che, grazie alla geniale disposizione dei magneti permanenti vibranti e stazionari, il motore di Yildiz potrebbe avere la proprietà di trasformare in energia utile la casualità delle fluttuazioni quantiche, permettendo così l’estrazione di energia dallo spazio circostante, senza necessità di ulteriori fonti. Un assunto fondamentale è che dalle fluttuazioni del vuoto si possa estrarre energia sufficiente a mantenere un forte campo magnetico rotante (generalmente a spirale) attorno al rotore.
La quantità di energia del vuoto è oltre ogni immaginazione, ma i fisici tentano di darne un’idea sottolineando che l’energia contenuta in un singolo metro cubo di spazio sarebbe sufficiente a portare ad ebollizione tutti gli oceani del mondo.

VI. Conclusioni
Ovviamente servono ulteriori esperimenti per decidere quale teoria sia la più adatta per spiegare e migliorare il motore di Yildiz. Ciononostante, non pensate che sebbene l’apparato non sia stato completamente smontato ed analizzato, la dimostrazione fatta a Delft meriti davvero attenzione?

(continua)

Nessun commento:

Posta un commento