google_ad_client: "ca-pub-2245490397873430", Sine.ClaV.is: Le false accuse di antisemitismo, lo strumento del nuovo “maccartismo”

sabato 17 giugno 2017

Le false accuse di antisemitismo, lo strumento del nuovo “maccartismo”


Come finire nella lista nera di un’organizzazione ipergovernativa filoisraeliana.
Il caso di Enrica Perucchietti. Un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo.
Ne va della libertà di parola di tutti noi.

Enrica Perucchietti – autrice di “False Flag”

Redazione16 giugno 2017 megachip.globalist.it

di Enrica Perucchietti.

Con nota di Pino Cabras in coda all’articolo.

La caccia alle streghe continua. Il mio nome è finito nell’elenco dell’Osservatorio sull’Antisemitismo in quanto sarei “complottista”.

Sarei inoltre antisemita a causa del mio saggio False Flag (non se ne capisce il motivo).

È evidente che è in atto ed è sempre più violenta una campagna denigratoria e censoria volta a denigrare, censurare, distruggere, piegare chiunque non si allinei con il pensiero unico, il politicamente corretto e soprattutto il potere.

Io non ho mai parlato di “ebrei”, semmai ho parlato di personaggi come Soros, o dinastie come i Rothschild non in quanto ebrei ma in quanto addentro a certe dinamiche di potere, dove troviamo molti eminenti cristiani e musulmani loro pari.


Enrica Perrucchetti
Se parlo di Soros non è perché ebreo ma in quanto speculatore finanziario.
Se non concordo con alcune politiche di Israele, ciò non avviene in virtù di qualche mio spirito antisemita o perché io sia fascista (cosa che tra l’altro, a differenza di personaggi ben più famosi di me, non sono).

Di fatto non dovrei nemmeno stare qui a giustificarmi di non essere qualcosa che non sono, se non fosse che il mio nome è stato messo senza senso in mezzo a quello di altri colleghi.

Ed è inoltre un danno all’immagine, soprattutto ora che viviamo in una società sempre più fondata sull’immagine, sulla forma, sullo spettacolo.

È sempre più evidente che sta operando alla luce del sole la psicopolizia in stile orwelliano: ti spiano, leggono quello che scrivi o che pubblichi per poi metterti alla berlina.

Aspettano un tuo passo falso per  screditarti come dei parassiti che si nutrono del sangue altrui.
E se il passo falso non c’è, pazienza, basta accusare gli altri di “fake news” facendosi coprire le spalle dai potenti.

Se parli di gender sei omofobo, se contesti la maternità surrogata sei nazista, se attacchi Soros sei antisemita. Praticamente non siamo più liberi nemmeno di pensare.

Si svuotano inoltre i termini e li si riempiono con quello che vuole il Potere. Potere che vuole subissare ogni testa con i suoi contenuti.

Devi dire fare e pensare quello che il Potere vuole e illuderti di essere libero. Altrimenti dovrai vergognarti di esistere e verrai processato, additato, perseguitato e magari bruciato in pubblica piazza.
.
Siamo dentro la distopia di “1984” e forse ben oltre.


NOTA DI PINO CABRAS

Ho scritto la prefazione di False Flag di Enrica Perucchietti, il libro che le ha guadagnato l’inserimento maccartista nell’indice dei libri proibiti dell’Osservatorio sull’Antisemitismo, un’organizzazione non governativa che tuttavia agisce come se fosse una organizzazione ipergovernativa di emanazione israeliana. Né in questo libro, né in tutta la pubblicistica di Enrica ho letto un solo rigo che sia classificabile come antisemitismo. In altri suoi libri in qualche passaggio ha parlato del Mossad, certo. Ma un osservatore dei fenomeni politici internazionali contemporanei che non parlasse delle grandi agenzie di intelligence e delle loro sinistre strategie sarebbe come uno studioso di fauna africana che non nominasse mai un elefante.
L’accusa di antisemitismo è un silenziatore usato con zelo implacabile per intimidire anche la minima critica a Israele, anche quella solo potenziale, evidentemente. Più realisti del re.

Il dramma è che questa pratica maccartista ha poi un’eco sui grandi gruppi editoriali, sempre più infastiditi dal fatto che stanno perdendo influenza rispetto alle nuove fonti di cultura e informazione, e dunque pronti a ogni più vigliacca “character assassination”. E questo deve preoccupare.

La mia è una solidarietà piena e convinta a un’intellettuale brava e onesta. Ed è anche un invito a non lasciar passare nessuna intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti.

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