da IlPrimatoNazionale
Parigi, 20 mar – L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato fermato dalla polizia giudiziaria di Nanterre, nell’ambito di un’indagine su presunti finanziamenti illeciti legati alla campagna elettorale del 2007, quella per le presidenziali che hanno protato Sarko all’Eliseo. A riferire dello stato di fermo di Sarkozy è il quotidiano Le Monde.
L’indagine giudiziaria è in corso già da tempo, dal 2013 per l’esattezza, e Sarkozy mai prima d’ora era stato interrogato su questo tema. Quello su cui si vuole indagare è il possibile finanziamento da parte della Libia per la campagna elettorale 2007. A questo punto Sarko può rimanere in stato di fermo per un massimo di 48 ore. Una custodia al termine della quale l’ex presidente potrebbe essere portato davanti ai magistrati per essere incriminato. Anche l’ex ministro dell’Interno Brice Hortefeux è stato ascoltato dagli inquirenti nell’ambito della medesima inchiesta.
Sarkozy è quindi sospettato di aver ricevuto fondi da parte del regime libico, all’epoca guidato dal colonnello Gheddafi. Secondo quanto riferisce il sito Mediapart, inoltre, tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 da Tripoli sarebbero arrivati a Parigi finanziamenti per 5 milioni di euro in contanti. A trasportarli il faccendiere franco-libanese Ziad Takieddine, che per sua stessa ammissione ha dichiarato di aver trasportato il denaro in alcune valigie nel corso di tre viaggi fra novembre 2006 e inizio 2007.
Stando a quanto si legge su Le Monde, inoltre, la giustizia francese avrebbe recuperato alcuni libri contabili dell’ex ministro del petrolio libico Choukri Ghanem, in cui verrebbero menzionati alcuni pagamenti a Sarkozy. Detto ministro, però, nel 2012 è morto in circostanze ancora misteriose.
Dei finanziamenti di Gheddafi a Sarkozy parlò a Le Monde anche l’ex braccio destro del Colonnello, Bachir Saleh: “Gheddafi ha detto di aver finanziato Sarkozy. Sarkozy ha detto che non è stato finanziato. Credo più a Gheddafi che a Sarkozy”. Poco dopo la dichiarazione Saleh è rimasto ferito in un attentato a Johannesburg.
Anna Pedri
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