google_ad_client: "ca-pub-2245490397873430", Sine.ClaV.is: DALLE PARTI DI LANGLEY TROVINO UN ALTRO SCENEGGIATORE. LA STORIELLA DELLE ARMI CHIMICHE E’ ORAMAI INFLAZIONATA

mercoledì 11 aprile 2018

DALLE PARTI DI LANGLEY TROVINO UN ALTRO SCENEGGIATORE. LA STORIELLA DELLE ARMI CHIMICHE E’ ORAMAI INFLAZIONATA

da IlMoralista


“…Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria (per non parlare delle “Primavere Arabe”) si ripete sempre senza fantasia lo stesso identico schema: demonizzazione costante del dittatorello di turno dipinto a reti unificate quale quintessenza del male che tortura il suo stesso popolo con le modalità più atroci, per aprire la strada allo sbarco del “sempreverde” esercito del bene che mette a cuccia i cattivi e restituisce dignità e libertà ai poveri oppressi. Questa storiella che suscita ilarità in chi possiede anche solo la parvenza di un pensiero critico continua tristemente a funzionare anche nell’anno di grazia 2018 (ora è il turno dell’Iran)…”. Questa analisi è contenuta a pagina 181 del mio libro “Dittatura Finanziaria”, recentemente pubblicato con la casa editrice “Uno”.
La rimarco perché credo si tratti di una buona base di partenza per decifrare l’attuale contesto geopolitico, raccontato in maniera fraudolenta da un circuito mediatico dominante che prova pateticamente ad occultare alcune macroscopiche evidenze sotto il fuoco di una tambureggiante campagna diffamatoria che, nemica della logica, della verità e della razionalità, tende solo a suggestionare la pubblica opinione occidentale preparandola allo scoppio dell’ennesima orwelliana “guerra per la libertà”. In questi giorni le migliori centrali di intelligence di matrice atlantica, spesso legate a doppio filo al mondo del “giornalismo” come bene argomenta Giovanni Fasanella nel suo ottimo libro “Colonia Italia”, sono molto impegnate nel costruire “fake news” (apro una parentesi: leggete l’illuminante libro pubblicato da Enrica Perucchietti e titolato per l’appunto “Fake News”), dal caso “Skipral” a quello recentissimo riguardante il presunto attacco chimico consumato dal solito Assad contro i non meglio identificati “ribelli moderati” (che sarebbero quelli che uccidono ma con educazione). Bisogna dire che gli uomini che guidano questo triste circo globale che si alimenta delle veline partorite da alcuni servizi segreti, sempre rilanciate in pompa magna dalle solite agenzie di stampa internazionali, non hanno molta fantasia. I “burattinai”, infatti, raccontano di continuo la stessa storia, quella che dipinge le gesta perverse del “gasatore” di turno tosto punito dall’implacabile arrivo dei giustizieri a stelle e strisce che non tollerano soprusi. Sarebbe ora che dalle parti di Langley assumessero un nuovo “sceneggiatore”, considerato che dopo la figuraccia planetaria consumata da quel genio di Colin Powell, serafico nel denunciare l’arsenale chimico di Saddam nel mentre di sventolare una boccetta di profumo a beneficio di telecamera, il pretesto “veleni” è alquanto inflazionato. Per consumare una nuova “inutile strage” in Medio Oriente, il potere atlantico dovrebbe almeno fare lo sforzo di partorire una scusa più originale. Il dubbio circa il carattere assolutamente strumentale e falso delle accuse mosse contro la Russia per il caso della spia doppiogiochista uccisa secondo il governo inglese con il gas nervino da Putin in persona, ma poi incredibilmente “resuscitata” proprio nei giorni in cui gli ortodossi festeggiavano la Pasqua (miracolo!), e di quelle avanzate contro la Siria di un Assad perennemente dipinto in versione “piccolo chimico”, deve avere sfiorato perfino Donald Trump, il cui avvocato di fiducia è stato in questi giorni “casualmente” perquisito nell’ambito dell’inchiesta denominata “Russiagate”. The Donald è ora costretto a mostrare al mondo che le ipotesi di contiguità con la Russia sono destituite da ogni fondamento. Il modo migliore per provarlo? Bombardare Damasco in spregio a Putin, of course. Questo è quello che si aspetta lo “stato profondo” che ha oramai “normalizzato” Trump, un uomo probabilmente troppo ricattabile per consentirsi il lusso della libertà.
 
Francesco Maria Toscano

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