da IlMoralista
“…Dall’Afghanistan
all’Iraq, dalla Libia alla Siria (per non parlare delle “Primavere
Arabe”) si ripete sempre senza fantasia lo stesso identico schema:
demonizzazione costante del dittatorello di turno dipinto a reti
unificate quale quintessenza del male che tortura il suo stesso popolo
con le modalità più atroci, per aprire la strada allo sbarco del
“sempreverde” esercito del bene che mette a cuccia i cattivi e
restituisce dignità e libertà ai poveri oppressi. Questa storiella che
suscita ilarità in chi possiede anche solo la parvenza di un pensiero
critico continua tristemente a funzionare anche nell’anno di grazia 2018
(ora è il turno dell’Iran)…”. Questa analisi è contenuta a pagina 181 del mio libro “Dittatura Finanziaria”,
recentemente pubblicato con la casa editrice “Uno”.
La rimarco perché
credo si tratti di una buona base di partenza per decifrare l’attuale
contesto geopolitico, raccontato in maniera fraudolenta da un circuito
mediatico dominante che prova pateticamente ad occultare alcune
macroscopiche evidenze sotto il fuoco di una tambureggiante campagna
diffamatoria che, nemica della logica, della verità e della razionalità,
tende solo a suggestionare la pubblica opinione occidentale
preparandola allo scoppio dell’ennesima orwelliana “guerra per la libertà”.
In questi giorni le migliori centrali di intelligence di matrice
atlantica, spesso legate a doppio filo al mondo del “giornalismo” come
bene argomenta Giovanni Fasanella
nel suo ottimo libro “Colonia Italia”, sono molto impegnate nel
costruire “fake news” (apro una parentesi: leggete l’illuminante libro
pubblicato da Enrica Perucchietti
e titolato per l’appunto “Fake News”), dal caso “Skipral” a quello
recentissimo riguardante il presunto attacco chimico consumato dal
solito Assad
contro i non meglio identificati “ribelli moderati” (che sarebbero
quelli che uccidono ma con educazione). Bisogna dire che gli uomini che
guidano questo triste circo globale che si alimenta delle veline
partorite da alcuni servizi segreti, sempre rilanciate in pompa magna
dalle solite agenzie di stampa internazionali, non hanno molta fantasia.
I “burattinai”, infatti, raccontano di continuo la stessa storia,
quella che dipinge le gesta perverse del “gasatore” di turno tosto
punito dall’implacabile arrivo dei giustizieri a stelle e strisce che
non tollerano soprusi. Sarebbe ora che dalle parti di Langley
assumessero un nuovo “sceneggiatore”, considerato che dopo la figuraccia
planetaria consumata da quel genio di Colin Powell, serafico nel denunciare l’arsenale chimico di Saddam
nel mentre di sventolare una boccetta di profumo a beneficio di
telecamera, il pretesto “veleni” è alquanto inflazionato. Per consumare
una nuova “inutile strage” in Medio Oriente, il potere atlantico
dovrebbe almeno fare lo sforzo di partorire una scusa più originale. Il
dubbio circa il carattere assolutamente strumentale e falso delle accuse
mosse contro la Russia per il caso della spia doppiogiochista uccisa
secondo il governo inglese con il gas nervino da Putin
in persona, ma poi incredibilmente “resuscitata” proprio nei giorni in
cui gli ortodossi festeggiavano la Pasqua (miracolo!), e di quelle
avanzate contro la Siria di un Assad perennemente dipinto in versione “piccolo chimico”, deve avere sfiorato perfino Donald Trump,
il cui avvocato di fiducia è stato in questi giorni “casualmente”
perquisito nell’ambito dell’inchiesta denominata “Russiagate”. The
Donald è ora costretto a mostrare al mondo che le ipotesi di contiguità
con la Russia sono destituite da ogni fondamento. Il modo migliore per
provarlo? Bombardare Damasco in spregio a Putin, of course. Questo è quello che si aspetta lo “stato profondo” che ha oramai “normalizzato” Trump, un uomo probabilmente troppo ricattabile per consentirsi il lusso della libertà.
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