da CentroStudiLaRuna
di
Intorno all’anno mille una traduzione segreta bizantina attribuì al testo maledetto il titolo greco Necronomicon,
letteralmente “il libro delle leggi dei morti”. Si dice che alcune
copie di questo libro siano scritte con il sangue e rilegate con la
pelle di esseri umani uccisi nel corso di riti sacrificali. Il Necronomicon
prevederebbe che il Grande Cthulhu, dio con testa di Polipo,
segretamente venerato da folli adoratori nei più disparati recessi della
terra, sarebbe stato imprigionato all’alba dei tempi nella sua città
sommersa dalle acque. Lì Cthulhu attenderebbe pazientemente il momento
in cui le stelle torneranno nella giusta posizione. A quel punto il
mostro dovrebbe riemergere e riprendere il dominio della terra. Nei suoi
ultimi anni Al Hazred avrebbe vissuto a Damasco, dove venne scritto
l’Al Azif, e della sua morte nel 738 d.C., si raccontano particolari
terribili. Per esempio Ibn Khallikan, biografo del XII secolo, afferma
che Al Hazred venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e
divorato in maniera agghiacciante di fronte un gran numero di testimoni
gelati dal terrore. Anche la sua follia fu oggetto di molti racconti. Al
Hazred affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalle
Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile
villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza
più antica dell’umanità. Per più di un secolo il Necronomicon favorì
innominabili esperienze, finché non venne soppresso e bruciato intorno
al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli.
Successivamente il nome del volume fu solo furtivamente sussurrato ma,
nel tardo Medioevo
(1228), il danese Olaus Wormius ne fece una traduzione latina, basata
sulla versione greca di Fileta, che vide la stampa due volte: una alla
fine del XV secolo, in caratteri gotici in Germania, poi nel XVII in
Spagna. L’opera, sia in latino che in greco, nel 1232 fu posta
all’indice nell’Index Expurgatorius da papa Gregorio IX.
Copie custodite:
· Il British Museum custodisce nei suoi archivi riservati una copia del testo in caratteri gotici, completo (XV sec).
· Un miliardario americano sembra che possieda una copia del testo in caratteri gotici.
· La Bibliothèque Nationale a Parigi è in possesso di un esemplare dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Miskatonic University di Arkham, Massachussets, possiede una copia dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’università di Buenos Aires possiede anch’essa una copia dell’edizione spagnola.
· La Widener Library di Harvard ha un’altra copia spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’Università di Lima nel Perù possiede una copia dell’edizione italiana.
· La Kester Library di Salem, Massachussets, custodisce una copia del Necronomicon in caratteri gotici.
· La Central Libray della California State University, Los Angeles, possiede una copia dell’edizione spagnola.
· In una collezione privata del Cairo si trova un esemplare dell’edizione italiana.
· La Biblioteca Vaticana possiede una copia del testo in caratteri gotici ed una dell’edizione italiana.
· In una Località sconosciuta della Cina, esiste una copia manoscritta del testo arabo.
· Un miliardario americano sembra che possieda una copia del testo in caratteri gotici.
· La Bibliothèque Nationale a Parigi è in possesso di un esemplare dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Miskatonic University di Arkham, Massachussets, possiede una copia dell’edizione spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’università di Buenos Aires possiede anch’essa una copia dell’edizione spagnola.
· La Widener Library di Harvard ha un’altra copia spagnola (XVII sec).
· La Biblioteca dell’Università di Lima nel Perù possiede una copia dell’edizione italiana.
· La Kester Library di Salem, Massachussets, custodisce una copia del Necronomicon in caratteri gotici.
· La Central Libray della California State University, Los Angeles, possiede una copia dell’edizione spagnola.
· In una collezione privata del Cairo si trova un esemplare dell’edizione italiana.
· La Biblioteca Vaticana possiede una copia del testo in caratteri gotici ed una dell’edizione italiana.
· In una Località sconosciuta della Cina, esiste una copia manoscritta del testo arabo.
Sicuramente esistono numerose altre copie presso dei privati.
· Originale arabo: tre copie manoscritte risalenti al 730-738.
· Teodoro Fileta (traduzione greca): una copia manoscritta, risalente al 950, in Costantinopoli. Versione ricavata dal testo arabo.
· Olaus Wormius (traduzione latina): una copia manoscritta, del 1228 circa, nello Jutland. Versione ricavata dal testo greco di Fileta.
· John Dee (traduzione inglese) una copia manoscritta, del 1580, in Londra. La versione probabilmente è ricavata dal testo di Fileta.
· Teodoro Fileta (traduzione greca): una copia manoscritta, risalente al 950, in Costantinopoli. Versione ricavata dal testo arabo.
· Olaus Wormius (traduzione latina): una copia manoscritta, del 1228 circa, nello Jutland. Versione ricavata dal testo greco di Fileta.
· John Dee (traduzione inglese) una copia manoscritta, del 1580, in Londra. La versione probabilmente è ricavata dal testo di Fileta.
Edizioni:
- Edizione tedesca: testo in latino, impresso in caratteri gotici, riproducente la versione di Olaus Wormius. Non ha data né luogo di pubblicazione: è stato stampato probabilmente a Norimberga alla fine del secolo XV.
- Edizione italiana: il testo è in greco, e riproduce la versione di Teodoro Fileta. Senza data né luogo di pubblicazione: è stato probabilmente stampato a Roma, intorno al 1567.
- Edizione spagnola: il testo in latino riproduce la versione di Olaus Wormius. Privo di data e di luogo di pubblicazione. Stampato probabilmente a Madrid, intorno al 1623.
Una leggenda sostiene che la vera versione del Necronomicon
esista davvero e per riconoscerla sia sufficiente guardare la copertina
del libro. Se essa fosse di pelle umana allora non ci sarebbero dubbi;
sarebbe l’originale.Resta tuttavia ancora il dubbio se sia realmente
esistito o meno, se le copie che ci sono in giro siano un bluff,
o realtà. Molti hanno provato ad usare le sue formule, pochi sono
riusciti a superare le prove alle quali sono stati sottoposti. C’è chi
come Paracelso sostiene che basti la convinzione psicologica per fare
accadere le cose, mentre per altri, invece, bisogna usare le formule
corrette. Qui di seguito inserisco una delle tante traduzioni di un
rituale per l’evocazione di Yog-Sothoth che si possono trovare.
Nessun commento:
Posta un commento