da IlMoralista
Un tempo i padroni, per occultare le
notizie scomode, ricorrevano alla censura. Oggi, per impedire alle masse
di cogliere in profondità le regole e i meccanismi che regolano la
presa e il mantenimento del potere, i decisori puntano invece
sull’eccesso di informazione. Sembra un paradosso, eppure è così. Il
cittadino viene quotidianamente investito da un numero incredibile di
notizie, spesso fra di loro inconciliabili, che hanno il solo scopo di
dividere l’elettorato in tifoserie acritiche. La stampa infatti, pur
dicendo tante cose non spiega nulla. Le questioni importanti vengono
raccontate come dogmi di fede, “l’euro non si discute”, “l’austerità è indispensabile” e “ci vogliono le riforme strutturali”,
mentre sulle questioni di scarsa rilevanza o di contorno si scatena in
genere una caciara strumentale indispensabile per far credere al povero
elettore che esista una qualche differenza fra la sedicente destra e la
sedicente sinistra.
Non so se l’attuale governo “gialloverde” riuscirà a
non deludere le tante aspettative di un popolo italiano stanco di
raggiri e di soprusi, di sicuro Salvini e Di Maio hanno
già il merito di avere cambiato gli assi portanti che fino a ieri
regolavano la nostra vita politica, mandando cioè finalmente in soffitta
quella vecchia e artificiale dicotomia fra “progressisti” e “conservatori”
che mascherava la dittatura del capitale finanziario imposta per il
tramite del clero giornalistico e degli eurocrati di Bruxelles. Oggi,
come dice giustamente Salvini, lo scontro è fra “élite” e
“popolo”. Ma per non correre il rischio di sedersi inavvertitamente
dalla parte sbagliata è indispensabile mettere a fuoco con precisione
questo concetto. Chi sono le élite? Per élite bisogna intendere quella
parte di società che, in genere prevalente nel mondo dell’economia e
della finta cultura (quello popolato da giornalisti pensosi che scrivono
banalità sentendosi intelligenti), pretende di guidare i processi
decisionali in virtù di una supposta superiorità morale sovente
accompagnata dal possesso di ingenti risorse materiali. Questa
minoranza, che odia intrinsecamente il popolo, domina in genere quello
che negli Stati Uniti chiamano il “Deep State”, “Lo Stato profondo”,
temibile impasto che tiene insieme alte magistrature, servizi segreti,
burocrati e boiardi di ogni risma. Il popolo invece può entrare nelle
stanze dei bottoni solo per il tramite di partiti che vogliano
genuinamente rappresentarne le istanze. Fino a ieri le élite non solo
governavano il cosiddetto “Stato profondo”, ma infiltravano pure i
principali partiti politici in maniera così capillare da renderli solo
inutili orpelli buoni per ossequiare i veri padroni.
Ricordate per
esempio quando il potere impose Monti a capo del governo italiano
fra gli applausi dei vari onorevoli del Pd, del Pdl e centristi vari?
Ecco, ci siamo capiti. Oggi, invece, la Lega e il Movimento 5 Stelle stanno
cercando di recuperare dei margini di autonomia, con l’obiettivo
neanche tanto dissimulato di farsi riconoscere dallo “Stato profondo”
perlomeno quali legittimi interlocutori. Ce la faranno? Lo vedremo,
certamente Mario Draghi -vero dominus occulto della politica italiana- non è un uomo abituato a lasciare nulla al caso. La cacciata di Savona dal ministero dell’Economia -concretamente affidata a Mattarella- è in realtà opera del noto banchiere centrale, ultimo punto di equilibrio insieme ad Angela Merkel di
questo mostro di Europa pronta a sfracellarsi. Per queste ragioni,
senza rinunciare a denunciare gli eventuali errori del governo adesso in
carica, non è il caso di essere per ora eccessivamente critici con Di Maio e Salvini,
i quali rimarranno forti solo nella misura in cui riusciranno a
mantenere elevati livelli di consenso. Livelli che manterranno nella
misura in cui saranno in grado di tagliare le unghie alle perfide élite.
Come insegna la triste parabola di Renzi, passato dal 40% al 18%
in pochissimo tempo, la propaganda -in mancanza di provvedimenti
coraggiosi e concreti- stanca presto. Per cui i due vicepremier sappiano
che non “camperanno di rendita” molto a lungo. La Legge di Stabilità,
in questo senso, è il primo importante banco di prova.
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