google_ad_client: "ca-pub-2245490397873430", Sine.ClaV.is: Così le associazioni cattoliche e la sinistra si spartiscono il business dell’immigrazione (prima parte)

mercoledì 2 maggio 2018

Così le associazioni cattoliche e la sinistra si spartiscono il business dell’immigrazione (prima parte)

da IlPrimatoNazionale


Roma, 2 mag – Da anni assistiamo ad una curiosa convergenza di interessi riguardante la questione migratoria tra le più importanti associazioni religiose cattoliche italiane e le associazioni laiche spesso radicali e distanti dalla dottrina cristiana. Come dei moderni Don Camillo e Peppone non più in lotta, ma pacificati per combattere una battaglia comune. Questa inchiesta chiarirà le motivazioni che hanno spinto i santi e i profani a stringere alleanze così strette. Non dimenticando che si avvicinano le dichiarazioni dei redditi e la relativa destinazione dell’8×1000. Caritas Italiana ha realizzato una sezione apposita per la questione migratoria: Caritas InMigration. Nasce con l’obiettivo di realizzare un canale unitario di comunicazione sul tema delle migrazioni ed essere un punto di riferimento per quanto concerne la conoscenza di tale fenomeno. E quindi per indottrinare i fedeli “promuovendo l’uso di una terminologia esatta”.

Caritas In Migration si avvale di un network formato da diverse associazioni per meglio affrontare l’immigrazione in Italia: le sorosiane Amnesty International, Oxfam, ARCI, ASGI, CIR Rifugiati di Roberto Zaccaria e Medici per i Diritti Umani (MEDU), le cattoliche ACLI, Fondazione Migrantes della CEI, il gesuita Centro Astalli e Comunità di Sant’Egidio (analizzati in seguito), e poi Emergency, Medici Senza Frontiere, Save The Children.
I progetti di Caritas per sostenere i migranti sono otto.
Il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia – Corridoi umanitari” parte dal corridoio umanitario promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana (Caritas e Fondazione Migrantes), dalla Comunità di Sant’Egidio e dal governo italiano, che garantisce un canale legale verso l’Italia a centinaia di presunti profughi etiopi. Questi verranno poi ospitati grazie al progetto “Rifugiato a casa mia” sostenuto dai fondi SPRAR del governo, mentre i costi del trasferimento nel nostro Paese sono finanziati dai fondi raccolti grazie all’8×1000 della Chiesa Cattolica.
Il progetto “PIER – Protection, Integration and Education for Refugees”, finanziato dalla Coca Cola Foundation, coinvolge Caritas Austria, Caritas Italiana e l’associazione greca Arsis. L’obiettivo del progetto è quello di consolidare le attività di accoglienza ed integrazione dei richiedenti asilo già svolte da questi organismi nei rispettivi Paesi.

L’obiettivo del “Progetto Presidio di Caritas Italiana” è quello di costruire presidi permanenti dove operatori specializzati e volontari possono assistere gli immigrati impiegati nel settore agricolo e di tutelarli nelle questioni giuridiche, sanitarie e professionali. Progetto Presidio è presente in 18 Caritas diocesane distribuite in tutta Italia ed in particolare nelle regioni del Sud.
Prointegra” è un progetto ideato per garantire, nell’ambito del sistema SPRAR, la protezione e accoglienza ai cittadini afghani che avevano precedentemente collaborato nel loro Paese con il Governo italiano, “si va dai percorsi di alfabetizzazione, alla frequentazione di palestre per sostenere le attività di socializzazione”.
Il Festival diffuso delle culture mediterranee, Sabir, promosso anche da Arci e ACLI in collaborazione con le sorosiane A Buon Diritto, Asgi e Carta di Roma, e con il patrocinio dell’ANCI, ha l’obiettivo di “costruire una rappresentazione pubblica alternativa della società civile del Mediterraneo dando visibilità a un progetto di costruzione di democrazia dal basso”. Si è svolto a Lampedusa, Pozzallo e Siracusa.
Migramed Meeting” è l’annuale conferenza di Caritas Italiana con le Caritas europee e del bacino del Mediterraneo attive in processi di supporto, accoglienza e tutela in favore degli immigrati, dove “si stabiliscono linee d’azione congiunta per l’elaborazione di proposte in favore di politiche rispettose dei diritti umani da portare all’attenzione dei decisori politici nazionali ed europee”. Una vera lobby cattolica creata per fare pressione sui governi nazionali e sull’Unione Europea contro gli accordi stipulati con le autorità libiche e la politica ungherese di Viktor Orbán tesa ad arrestare il flusso migratorio insostenibile.
Il Coordinamento Nazionale Immigrazione (CNI) assicura alla rete delle Caritas, distribuite su tutto il territorio italiano, un confronto continuo sui temi collegati alle migrazioni al fine di monitorare costantemente quanto accade a livello nazionale, internazionale e territoriale: “L’obiettivo del CNI è quello di costruire un percorso di reciproco scambio e rafforzamento, con la condivisione di informazioni e strumenti formativi importanti per il quotidiano impegno delle Caritas diocesane e della Caritas Italiana su un tema così attuale e complesso”.
Agli incontri del CNI, di solito ogni tre mesi, partecipano i direttivi di Caritas, di altre associazioni religiose e di diverse ONG, ed esponenti del governo italiano.
Caritas InMigration è intervenuta anche nelle procedure di trasporto e sbarco nei porti italiani con il progetto “Warm Up” che ha previsto la distribuzione di vestiti e calzature ai migranti tramite la Marina Italiana, le Caritas Diocesane del territorio e la ONG maltese MOAS: “l’obiettivo di Warm Up è di dare un primo segnale di solidarietà e di accoglienza al momento del recupero in mare dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa”. Kit nuovo e logato “Caritas InMigration” dal costo unitario di 20 euro, con buona pace dei poveri italiani che ricevono abbigliamento dismesso dalla stessa associazione religiosa.
Oltre agli 8 progetti appena esposti, Caritas, grazie alla rete delle Caritas Diocesane, riserva altri servizi agli immigrati: accoglienza notturna, centri di accoglienza straordinaria (piccoli appartamenti, strutture di medie dimensioni o anche grandi centri con oltre 100 presenze), centri SPRAR ovvero sostenuti grazie ai fondi del governo italiano, corsi d’italiano, il servizio Emporio (l’immigrato può accedere al servizio tra gli scaffali e scegliere lui stesso i generi alimentari tra i prodotti presenti), mense rispettose delle tradizioni alimentari degli immigrati, progetti interculturali, servizi sanitari, e sportello legale.
Nel 2016, Caritas ha raccolto quasi 52 milioni di euro anche grazie ai fondi dell’8×1000 della Chiesa Cattolica. Non è dato sapere i costi non aggregati per la gestione dei servizi offerti agli immigrati. Sappiamo solo che più di 37 milioni di euro sono stati spesi per attività in Italia.
Riportiamo alcuni passi del comunicato stampa “La grande bugia delle navi-taxi” di Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, redatto in occasione della conferenza stampa tenutasi il 5 maggio dello scorso anno presso Palazzo Madama, dai tratti chiaramente politici e assolutori Urbi et Orbi delle ONG coinvolte nelle prime indagini del Procuratore Carmelo Zuccaro: “Stiamo assistendo ad un processo mediatico contro chi ha creduto che salvare delle vite fosse un gesto necessario di umanità. Ma così non sembra. Le accuse, spesso non circostanziate, che piovono su queste organizzazioni, a mio parere, appaiono un pretesto per distogliere l’attenzione dalle evidenti fatiche nel trovare soluzioni politiche a più ampio spettro nella gestione di questo fenomeno. Affermare semplicemente che le navi che svolgono il salvataggio in mare costituiscono un pull factor, significa non solo condannare molte persone a morte certa, ma allo stesso tempo costituisce un’ammissione di responsabilità nell’incapacità di individuare soluzioni durature a partire dalla stabilizzazione dei contesti di origine e di transito.(…) Anche sul fronte dell’accoglienzaabbiamo vissuto una situazione simile all’indomani della vicenda di mafia capitale quando non si è fatto alcuno scrupolo nel condannare indistintamente tutto il mondo delle organizzazioni impegnate in questo settore, gettando un’ombra che si allunga fino ad oggi e condiziona non poco le dinamiche territoriali.(…) Anche in questo caso la domanda sorge spontanea: in un sistema nel quale il ruolo delle organizzazioni del privato sociale è essenziale per garantire la tenuta dell’accoglienza, nel quadro degli accordi con lo Stato, quale vantaggio traggono alcuni rappresentanti delle istituzioni dal costante discredito nei confronti delle ONG?
Nata nel 1987, la Fondazione Migrantes è l’organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana. Le attività operative di Fondazione Migrantes sono l’organizzazione e la promozione della Giornata Nazionale delle Migrazioni, convegni periodici di coordinamento, e la pubblicazione della rivista Migrantes ed di altri compendi come i Quaderni di “Servizio Migranti”.
La fondazione della Cei è anche molto attiva sulla questione riguardante l’integrazione di rom, sinti e caminanti. Per questo motivo, collabora attivamente con l’Associazione 21 Luglio, tra le più finanziate dalla Open Society Foundations di George Soros.
Sempre affiancata da Caritas Italiana, Fondazione Migrantes è stata tra i promotori di diversi eventi e campagne organizzate a favore degli immigrati e dell’immigrazione no border. Tra questi ricordiamo: la marcia dello scorso anno a Milano “20 maggio senza muri”, la campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, la sottoscrizione dell’appello “No ai decreti Minniti-Orlando su Immigrazione e Sicurezza” e la petizione “L’Italia sono anch’io” per chiedere l’introduzione immediata della legge sullo ius soli.
Come Don Francesca Soddu di Caritas Italiana, anche Monsignor Perego, direttore generale di Fondazione Migrantes, si è scagliato contro le inchieste che hanno visto coinvolte le ONG: “Credo che queste accuse abbiano dietro una visione ipocrita e vergognosa di chi non vuole salvare in mare persone in fuga.(…) Voltare la faccia dall’altra parte o puntare il dito contro le organizzazioni internazionali, che stanno dando una grossa mano nel salvataggio in mare nel Mediterraneo, credo che sia un’operazione da condannare”. E non solo, Perego sulla situazione demografica italiana dichiara: “in un Paese che sta morendo, nel 2016 150.000 morti in più rispetto alle nascite, e che può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’, come più volte ha detto il card. Scola”.
Francesca Totolo

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