da IlMoralista
Ieri ci eravamo lasciati con la promessa di approfondire ulteriormente la massima di Sun Tzu che spiegava nel suo magistrale “L’Arte della Guerra” come la conoscenza dell’avversario e di se stessi sia precondizione essenziale per arrivare alla vittoria (clicca per leggere). Analizzavamo quindi pregi e limiti di Lega e Movimento 5 Stelle,
chiamati da qui a breve ad ingaggiare un “braccio di ferro” (eufemismo)
con “l’Europa” (altro eufemismo). E’ arrivato ora il momento di capire
meglio l’essenza di questo potere continentale che, per quanto
ingentilito da una retorica giornalistica appositamente corrotta, può
considerarsi a tutti gli effetti una dittatura: la dittatura dei
“mercati”.
Preliminarmente voglio rassicurare quanti, leggendo la nuova
bozza del programma stilato da Lega e Movimento 5 Stelle,
avvertono delusione per la mancata riproposizione di punti nevralgici
dell’intesa come l’uscita dall’euro. Non ha senso, né tatticamente né
strategicamente, palesare subito e in termini così perentori una
decisione così delicata, fornendo il tal modo a Mattarella il
pretesto per coalizzare contro il nuovo governo tutti i poteri marci,
italiani e stranieri, che non vedono l’ora di far deragliare questo
nuovo esperimento politico. L’uscita dall’euro arriverà “per fatti
concludenti”, quale atto consequenziale e necessitato di una dura
battaglia per “modificare i Trattati” destinata giocoforza a fallire a
causa dell’intransigenza, dell’ottusità e della protervia luciferina dei
“grembiulini” tedeschi. Il nostro nemico- questo è bene tenerlo sempre a
mente- è la cosiddetta “Troika”, mostro a tre teste composto da Ue, Bce
e Fmi. Queste istituzioni usuraie, lavorando in maniera coordinata,
svuotano di fatto la democrazia interna dei singoli Paesi, riducendo le
elezioni- per dirla con Lenin- a “mero gioco di pupazzi”. Più in particolare, considerato il ruolo malefico esercitato da Mario Draghi
in danno dell’Italia nel passato e nel presente, proprio la Bce
rappresenta il principale ostacolo che siamo chiamati ad affrontare e
mettere in condizione di non nuocere in vista della riconquista di una
libertà e di una dignità nazionale oggi negata. Draghi, che
recita aristocratico disinteresse per la situazione politica del nostro
“povero Paese”, è colonna e pietra d’angolo del sistema delinquenziale
oggi dominante (calibrato sui dogmi del “nazismo tecnocratico” dettagliatamente dipinto nel mio libro “Dittatura Finanziaria”). E’ Draghi il vero “dominus” di Sergio Mattarella,
Presidente della Repubblica che difende e garantisce non i diritti del
popolo italiano quanto le assurde e isteriche bramosie di quelle stesse
oligarchie finanziarie che lo hanno voluto al Quirinale. Per quanto Mattarella possa ipoteticamente “forzare” la mano (sempre su mandato di Draghi),
nulla potrà contro la sovranità del nostro Parlamento, istituzione
costituzionalmente garantita che oggi finalmente esprime una maggioranza
apparentemente desiderosa di riscoprire l’importanza di difendere il
primato della politica, anche e soprattutto al fine di recidere quel
legame di sudditanza e di subalternità nei confronti dei grandi poteri
economici che ha squallidamente caratterizzato e conformato nel recente
passato l’agire di partiti politici completamente eterodiretti
dall’esterno come il Pd e, in parte, Forza Italia. Le Camere, dopo avere tributato fiducia ad un governo che deve conoscere la contemporanea presenza di Di Maio e Salvini,
varino immediatamente una commissione parlamentare d’inchiesta in grado
di ricostruire e valutare la liceità e la congruità delle condotte
poste in essere da Mario Draghi nel corso della sua lunga e
“luminosa” carriera, con particolare riferimento alle scelte compiute
dal nostro “supermario” sia nella qualità di ex direttore generale del Tesoro che di Presidente di Banca d’Italia. I grandi giornali, morenti e decadenti, strilleranno un po’. Ma tanto già da tempo non li legge più nessuno.
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