La vittoria di due forze alternative come Lega e Movimento 5 Stelle
ha mandato comprensibilmente in fibrillazione gli architetti di questa
infame costruzione europea, camicia di forza capace di svuotare
dappertutto l’essenza stessa della democrazia con grandissima tenacia e
luciferino ingegno. Come sanno tutti quelli che non si fanno abbindolare
facilmente, nessun partito è nella sua interezza “antisistema”,
proprio perché la tenuta del sistema è direttamente proporzionale alla
capacità dello stesso di infiltrarsi in campi apparentemente nemici.
Questo ragionamento, fate bene attenzione, non significa legittimare la
vulgata di quelli che pigolano sostenendo che “votare è utile perché tanto tutti rispondono agli stessi centri occulti di comando”. Una cosa è votare per il Pd, che esprime una classe dirigente fanatica e serva per indole e convinzione nei confronti dei nazisti tecnocratici
di Bruxelles e Francoforte; altra cosa è votare per partiti o movimenti
che, pur ospitando al proprio interno personalità sensibili al richiamo
degli “illuminati padroni”- penso a Giancarlo Giorgetti della Lega o allo stesso Luigi Di Maio-
sono intimamente consapevoli della natura indegna e feroce del
circuito di potere con il quale giocoforza debbono confrontarsi. Come da
tempo sottolineano i migliori intellettuali europei, quelli che
correttamente leggono la conflittualità politica non più in senso
orizzontale ma in senso verticale, è ora in atto una rivolta di popolo
contro le élite in grado di destrutturare definitivamente la obsoleta
linea di demarcazione che separava la “destra” dalla “ sinistra”, categorie suicidatesi nel nome della supremazia di un “tecnicismo” fintamente “neutro” che ha trovato nel meschino professore bocconiano Mario Monti uno dei suoi più fulgidi interpreti. In realtà in politica, con buona pace del pessimo Presidente Sergio Mattarella, non esistono governi “neutri”. La puerile pretesa di varare un “governo neutro” recentemente espressa dal nostro Presidente della Repubblica- evidentemente desideroso di fare peggio del suo predecessore Giorgio Napolitano- tradisce
l’avvenuta e fatale metabolizzazione di un’idea blasfema che teorizza
surrettiziamente l’inutilità del concetto stesso di pluralismo
partitico, oramai presuntivamente superato nel nome della comune
accettazione della supremazia di quei famosi “mercati finanziari”
che non hanno colore politico. Mattarella è ancora evidentemente
influenzato da quell’arrugginito cascame ideologico frutto
dell’allucinazione del politologo Francis Fukuyama, il quale, all’indomani della caduta del Muro di Berlino teorizzava nientemeno che “la fine della storia”. Lo stesso cascame ideologico che fece dire al presidente della Bce Mario Draghi senza arrossire che in “Europa governa sempre il pilota automatico a prescindere dal risultato del voto”.
Per uscire da questo inferno di ghiaccio bisogna riscoprire
l’importanza di una passione politica profonda, in grado di risvegliare
nel cittadino il desiderio di riprendere in mano il proprio destino.
Mentre i partiti provano a portare dentro il Palazzo le istanze di un
popolo tradito, affamato e diffamato, le élite- per mezzo delle manovre
antidemocratiche di Mattarella- pretendono che nulla di
sostanziale cambi. Il Quirinale ha già ordinato al nuovo esecutivo
l’indirizzo politico da tenere, violando apertamente l’articolo 1 della
nostra Costituzione che assegna la sovranità al popolo e non ad un
manipolo di usurai che ballano intorno all’Eurotower. I partiti mettano
perciò il Presidente della Repubblica in stato di accusa di fronte al
Parlamento, anche al fine di segnare simbolicamente la fine della
sudditanza nei confronti delle massonerie europee e la riscoperta di una
dignità nazionale che rivive l’ebbrezza dell’autonomia. Sempreché i 5
Stelle, già promotori nel recente passato di un giusto tentativo di impeachment contro Napolitano, non vogliano dimostrare fin da subito di essere stati completamente “normalizzati”.
Francesco Maria Toscano
12/05/2018
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