da ComeDonChisciotte
ilsussidiario.net
L’Isis torna a colpire in Francia, non siamo però di fronte a una guerra di religione, ma a un qualcosa che serve ai potenti del mondo occidentale
Probabilmente
con l’età smetterò di farmi domande e diventerò anch’io un fideista
delle versioni ufficiali. Sicuramente vivrei meglio, comodamente
poggiato sul cuscino delle certezze. Per ora, però, scusate, ma
preferisco continuare a ragionare con la mia testa e pormi
interrogativi. E uno lo pongo anche a voi: che motivo avrebbe l’Isis di
colpire la Francia proprio adesso? La risposta ovvia, quella che
sicuramente troverebbe spazio sulle dotte analisi da neocon
all’amatriciana del Foglio sarebbe che questi barbari
oscurantisti odiano il nostro stile di vita e vogliono trasportarci nel
loro Medioevo attraverso il terrore permanente, costringendoci a
cambiare stile di vita e campare nel terrore e sul chi va là.
Cercherò
di dimostrare la pochezza infantile di questa tesi fra poco, prima
voglio farvi riflettere su una cosa: Emmanuel Macron subito dopo
l’attacco all’arma bianca di sabato sera nel quartiere della movida
parigina, vicino all’Opéra, ha scritto su Twitter una frase emblematica:
«La Francia paga ancora con il sangue ma non arretriamo di un
millimetro».
Arretriamo da
cosa? Ovviamente, dall’impegno nella lotta al terrorismo, in patria e
all’estero. Bene, qual è stata l’ultima missione diretta
dell’aeronautica e delle forze armate francesi? Il raid da Gatto
Silvestro compiuto insieme a Usa e Gran Bretagna contro obiettivi
siriani in risposta al falso attacco chimico a Douma. Di più, la
settimana seguente a quell’operazione, squadre speciali francesi sono
arrivati in Siria, boots on the ground come dicono quelli che
ne sanno parecchio. Insomma, quei geni senza pari dei francesi intendono
combattere il terrorismo attaccando Assad, uno a cui si può imputare di
tutto, anche che la pasta sia scotta, ma non certo di essere ambiguo
verso l’Isis o Al-Nusra e soci: li elimina come sorci. E con lui, russi e
iraniani. E qual è dall’inizio della guerra siriana il principale
nemico dell’Isis e della sua formazioni satellite? Assad e il suo
regime, oltre agli alleati russi e iraniani. Dunque, per una proprietà
transitiva che trova conferma nei dati di fatto sul campo, nel contesto
siriano Francia e Isis sono di fatto alleati contro il legittimo governo
di Damasco, il nemico comune: perché attaccare Parigi proprio ora?
Perché quelle parole di Macron? Tocca prestare attenzione, molta
attenzione ai particolari in situazioni simili. Perché farsi prendere
dall’emotività è un attimo e addio obiettività del giudizio: tutti gli
islamici diventano potenzialmente terroristi e gli iraniani fanno parte
delle masse arabe usate per destabilizzare il Medio Oriente, quando dare
dell’arabo a un discendente dell’antica Persia appare quantomeno degno
di alcuni illuminanti editoriale de La Verità o Il Giornale.
Per
favore, almeno voi non tramutatevi in tante Daniela Santanché,
continuate a ragionare. Chi sono infatti i barbari che, stando alla
vulgata ormai ritenuta legge, vogliono distruggere la nostra libertà e
il nostro stile di vita? Anzi, una domanda più ficcante: chi li
finanzia, arma, protegge, supporta, addestra? In parole povere, chi dà
vita a questi Frankenstein che mutano nome – mujaheddin, Al Qaeda, Isis,
Al-Nusra – ma non modus operandi? Principalmente e fuori di
retorica da Dipartimento di Stato, i Paesi del Golfo. Di fatto, alleati
dell’Occidente nella lotta allo stesso terrorismo che generano e
utilizzano per i loro piani geopolitici e geostrategici. Da sempre. E
chi sono quei signori? Gente che si sporca volentieri le mani con
petrolio e dollari, sterco del demonio! Gente che non sembra
preoccuparsi dei principi decisamente poco rispettosi dei precetti
coranici che stanno dietro alla finanziarizzazione del bene primario dei
loro Paesi, ovvero quell’oro nero che da decenni permette loro di fare
il bello e cattivo tempo. Sono questi signori che vogliono distruggere
il nostro stile di vita, uno stile che garantisce loro la ricchezza e il
potere che hanno?
Ho vissuto a
Londra per quasi un anno e mezzo e anche lassù scroccavo la rassegna
stampa, nella fattispecie al reparto libreria di Harrods: bene, sapete
dove vanno a fare shopping le mogli velatissime di quei signori a
Londra? Da Harrods, tempio del consumismo, dei saldi, del nostro odioso
stile di vita. Certo, nessuno vedrà quel completo di Versace se non il
marito, ma lasciano decine di migliaia di sterline alla cassa di quel
tempio blasfemo del nostro stile di vita. E comprano Ferrari i loro
mariti. E Lamborghini. E Porsche. E Rolls Royce. E interi quartieri
delle nostre città, visto che il Qatar è proprietario di mezza Porta
Nuova a Milano: cosa pensate, che davvero siano interessati a tramutarla
ne La Mecca 2? No, gli va benissimo piazza Gae Aulenti, il “Bosco
verticale”, i negozi, la movida con le sue donne scosciate e la cocaina a
fiumi. Perché porta soldi, infedeli quanto volete ma soldi. Quanti
interessi hanno quei Paesi, Arabia Saudita in testa, negli Usa, il
grande Satana del consumismo miscredente? Davvero credete che vogliano
farci la guerra? Davvero credete che vogliano subdolamente infiltrare le
nostre società con il loro denaro per poi trasformarle in succursali di
califfati e regni confessionali votati ad Allah?
A
lor signori soldi, lusso e scorciatoie liberali piacciono troppo per
privarsene, altrimenti certi cordoni ombelicali che poi portano morti e
guerre sarebbe stati recisi da tempo. E poi, se la presenza del
terrorismo è capillare come ci dicono in Europa, se ai foreign fighters
si uniscono i radicalizzati e i lupi solitari, com’è che saltano fuori
una volta ogni tanto e, guarda caso, sempre quando un po’ di
destabilizzazione e paura permanente combaciano e si sposano a
meraviglia con gli interessi e le questioni interne dei governi e delle
società che si vorrebbero colpire? Il terrorismo vero in Europa lo
abbiamo vissuto e mi riferisco non a quello eterodiretto delle Br, ma a
quello di Ira ed Eta: chi ha almeno la mia età, se lo ricorda. Non
colpivano una volta ogni sei mesi, il terrore era perenne, a Belfast
come a Londra, a Bilbao come a Madrid. Autobombe, omicidi, incendi
dolosi, attentati dinamitardi: pensate che solo l’attività dell’Isis sia
monitorata, in modo tale da far sventare agli inquirenti gran parte dei
pericoli, ragione che spiegherebbe il basso numero di attacchi? Pensate
che Ira ed Eta non fossero infiltrate, seguite, pedinate, radiografate
dai servizi di sicurezza? Eppure, proprio in ragione della natura
sfuggente e da esercito senza divisa del terrorismo, colpivano.
E
poi, di quale intelligence parliamo, riferita alla Francia? Quella che
ha permesso a gente segnalata come radicalizzata di fare ciò che voleva,
il tutto riconducibile ovviamente a una vera e propria epidemia di
patologie psichiatriche? Vi pare normale che la polizia faccia passare
un camion alle 11 di sera sulla Promenade des Anglais a Nizza, durante
le celebrazioni del 14 luglio, perché l’autista ti dice che deve
consegnare dei gelati? E vogliamo parlate delle armi usate per
l’attentato a Charlie Hebdo? Perché è stato posto e reiterato il segreto
militare su quelle armi? E l’attentato allo Stade de France prima
dell’assalto al Bataclan, di fatto sostanziatosi solo nel suicidio dei
kamikaze, visto che si sono fatti esplodere all’esterno dello stadio
quando la partita era iniziata e la massa di persone era all’interno? E
come mai Francois Hollande ha trovato il documento sulla proclamazione
dello stato di emergenza già pronto sul suo tavolo all’Eliseo, solo da
firmare, dopo l’evacuazione?
Potrei
andare avanti per ore. Quella in atto, a livello globale, non è né una
guerra di religione, né la Terza Guerra Mondiale a pezzi: è una guerra
permanente e a bassa intensità partita nel 2001 e che ha permesso al
mondo, occidentale e non, di restare in piedi dopo il 2008. Emergenza
chiama emergenza, quindi dai morti come dai tonfi borsistici, nascono
opportunità e via d’uscita: poco ortodosso, decisamente machiavelliche e
poco romantiche e ideali ma il mondo, purtroppo, è questo. Prima lo
capiamo, prima – forse – troveremo una soluzione per affrancarci dalla
follia collettiva che ci pervade.
Non
ci credete? Liberissimi di farlo, almeno fino a quando non ci
impianteranno un chip che legge i pensieri e persegue quelli non
allineati, ovviamente in ossequio alla lotta contro il terrorismo.
Fatevi però una domanda: giornali dichiaratamente atlantisti e proni
alle teorie alla Huntington come La Stampa e Il Foglio
negli ultimi giorni hanno evidenziato con grande enfasi il presunto
nuovo asse creatosi fra Vladimir Putin e Bibi Natanyahu, presente la
scorsa settimana a Mosca alla parata per il Giorno della Vittoria. La
chiave del patto? Israele smetterà di chiedere la testa di Assad, di
fatto riconoscendo il nuovo ruolo egemone della Russia in Siria e in
Medio Oriente (oltre che nel Mediterraneo), ma Mosca dovrà aiutare Tel
Aviv a fermare l’espansionismo iraniano nell’area. Di dov’era originario
l’attentatore di Parigi, casualmente? Riflettete, prima che sia tardi. E
vi ritroviate, senza sapere come sia stato possibile, a ragionare come
la Santanché. E ad aver paura della vostra ombra.
Mauro Bottarelli
Fonte: www.ilsussidiario.net
Link: http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2018/5/14/SPY-FINANZA-Isis-terrorismo-e-le-emergenze-che-servono-ai-poteri-forti/820730/
14.05.2018
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