di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Secondo l’ex ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino, dal 2014 al 2016 il governo Renzi si sarebbe impegnato per conto dell’Italia, d’accordo con altri governi europei, ad accogliere tutti i migranti che giungevano in Europa. E fin qui nulla di nuovo, visto che ciò è scritto nero su bianco sugli accordi relativi all’operazione Triton.
Il problema sorge se, come ha lasciato velatamente intendere l’ex ministro della Difesa del governo Letta, Mario Mauro, ciò fosse avvenuto in cambio di una maggiore flessibilità da parte dell’Ue sui nostri conti pubblici, circostanza non scritta evidentemente da nessuna parte, ma tutto di un eventuale accordo segreto tra il governo Renzi e l’Ue.
In cambio di una flessibilità, che gli serviva a scopi politici, è possibile che Renzi abbia tradito il Paese, consentendo l’invasione migratoria, indirizzata unicamente sul nostro territorio? Le dichiarazioni della Bonino e di Mauro, se lette insieme, a tanto porterebbero. Molti ne hanno parlato, avanzando critiche anche dure, ma nessuno ha sottolineato un punto decisivo: se un accordo di quel tipo vi è stato, come l’accordo segreto di scambio tra petrolio e migranti a Malta (di cui su Libero si è già data notizia), la cosa avrebbe persino riflessi penali.
Vi sarebbero infatti responsabilità penali, oltre che politiche, in capo all’ex presidente del Consiglio ed eventuali ministri in concorso con lui. L’art. 243 del codice penale recita: «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinché uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilità contro lo Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti allo stesso scopo, è punito con la reclusione non inferiore a dieci ami. Se la guerra segue o se le ostilità si verificano, si applica l’ergastolo».
La finalità della condotta non deve essere necessariamente la guerra, ma un qualsiasi atto di ostilità verso lo Stato. E, a quanto pare, di accordi segreti si tratterebbe, visto che Renzi si difende parzialmente dichiarando che gli accordi Triton sono scritti nero su bianco, lasciando senza risposta l’altra parte del problema, quello dello scambio con la flessibilità di cui non si fa nessun cenno in tali accordi.
La norma del codice penale punisce la condotta di chiunque stipuli accordi con lo straniero, di qualsiasi tipo, al fine di indurre lo Stato estero (o più Stati esteri) a muovere guerra o comunque a compiere atti di ostilità verso lo Stato italiano, i quali non necessariamente debbono tradursi in atti di violenza. Quali sono quindi gli «atti ostili»? Le «cessioni di sovranità» rientrano nel novero degli atti ostili puniti dall’art. 243 del codice penale? Si parta dal presupposto che l’articolo citato punisce i delitti contro la personalità dello Stato, quindi contro i suoi tre elementi costitutivi: popolo, territorio e potestà di imperio. Venisse meno anche solo uno di essi, verrebbe meno anche lo Stato.
Renzi, in cambio di una flessibilità sui conti, che tra l’altro di fatto non c’è stata, avrebbe ceduto una parte ulteriore della nostra sovranità nazionale. E se qualcuno cede porzioni di sovranità nazionale in segreto, senza accordi trasparenti, compie certamente atto ostile nei confronti e a danno dello Stato. In nome di chi avrebbe agito il governo Renzi per quello scellerato accordo (segreto) con lo straniero? Perché di straniero si tratta, parliamoci chiaro. In nome di chi o di cosa, e con chi, Renzi avrebbe barattato la questione migranti con una maggiore flessibilità sui conti pubblici? E a giovamento di chi?
Al fine di fare chiarezza urgono, a nostro avviso, due cose 1) un pubblico ministero che apra un fascicolo e indaghi sulla vicenda; 2) una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia luce su questa brutta storia. La cosa più sorprendente è che tutti ne continuino a parlare, ma nessuno faccia veramente qualcosa. I pubblici ministri sembrano poco interessati e le forze politiche (tutte) anche. Tanto rumor per nulla, in fondo.
Fonte: Paolo Becchi
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