La Boldrini ha detto una volta che i “migranti” – che si muovono liberamente in un mondo globalizzato come i capitali e le merci – rappresentano l’«avanguardia di questa globalizzazione». Essi sarebbero addirittura l’«avanguardia dello stile di vita che presto sarà lo stile di vita di moltissimi di noi». Nomadismo, miseria e sradicamento sarebbero, dunque, il destino dei popoli europei. Si tratta – in maniera lampante – di una visione escatologica e fatalista della storia, in cui la volontà umana e la libertà storica dell’uomo si annullano di fronte alle ferree – e irreversibili – leggi del “progresso”. È, in sostanza, il ritorno al messianismo secolarizzato del materialismo storico, inserito però in un quadro valoriale spiccatamente liberale e capitalistico – una sintesi ideologica di schietta matrice egualitarista, che i più accorti definiscono “mondialismo”.
Ad ogni modo, sarebbe un grave errore pensare che le affermazioni della Boldrini siano unicamente il frutto di un buonismo retorico e superficiale. I toni da apostolato e gli sguardi allucinati della presidente della camera potranno anche suscitare ilarità e rigetto, ma non bisogna assolutamente sottovalutare i presupposti ideologici delle sue dichiarazioni. Anzi, più che di presupposti ideologici, si tratta di vere e proprie basi filosofiche – che poi la Boldrini ne sia più o meno cosciente è tutt’altra questione. In questa sede, naturalmente, sarebbe impossibile analizzare queste fonti filosofiche in maniera sistematica ed esaustiva, perciò indicheremo solo quelle che ci paiono le più rappresentative...
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