IL PIANO DEL PD SU FINMECCANICA: SMANTELLARLA A FAVORE DEI FRANCESI
Le nomine delle partecipate pubbliche sono uno sport nazionale, nel quale spesso vince chi parte per ultimo. Finmeccanica, o come si chiama ora Leonardo, di solito è la specialità di gara più complessa.
Tant’ è che ieri è spuntato all’ improvviso il nome di Alessandro Profumo, manager bancario che ha legato il suo nome a Unicredit, alla maxi buona uscita e soprattutto al Monte dei Paschi di Siena che ha abbandonato a metà 2015 senza avere avuto il coraggio di scuotere per davvero il tappeto delle sofferenze.
Eppure a spingere nella sua direzione ci sono il ministro dell’ Economia Pier Carlo Padoan e mezzo partito democratico, che da sempre ama il manager con lo zainetto, tanto da averlo anche immaginato come papa straniero. Renzi si è limitato ad acconsentire, mentre il premier Paolo Gentiloni sembra nicchiare.
Molti quotidiani danno la nomina per fatta. Bisogna ricordare che nel 2011 nei due giorni precedenti al deposito delle liste uscì il nome di uno stimato manager aerospaziale.
Sembrava un esisto scontato.
Due ore prima l’ ufficializzazione da parte del Mef, allora guidato da Giulio Tremonti, spuntò dal cappello magico il nome di Giuseppe Orsi. Vinse e divenne amministratore delegato fino alla tempesta giudiziaria che gli tagliò la testa. Tanto per precisare che queste ore sono decise. La nomina di Alessandro Profumo accenderebbe però un grande faro sulla strategia industriale del governo in merito a uno degli asset più importanti del nostro Paese: oltre 12 miliardi di fatturato, più di 40.000 dipendenti e un passato glorioso nell’ elicotteristica.
Molti manager del mondo aerospaziale, sentito il nome di Profumo, sono sobbalzati sulla sedia. Non per il ruolo che ebbe nella russa Sberbank, ma per via della lontananza siderale dal mondo dell’ aerospazio. Perché un esperto di finanza dentro un’ azienda che, dopo tre anni di pulizie firmate Mauro Moretti, si ritrova senza una strategia precisa e cerca sbocchi nelle grandi gare internazionali? La risposta non è semplice, ma sembra stare proprio nella mancanza di capacità specifiche. Da affiancare alla gestione ci sarebbe una strategia europea che mira a sacrificare alcuni settori industriali dell’ Italia.
Il piano del Pd con Profumo alla guida sarebbe ottimizzare la gestione finanziaria per poi spacchettare il colosso di piazza Monte Grappa e cederne ai competitor esteri una parte. Soprattutto quella aeronautica. In pole position ci sarebbero i francesi. Certo Airbus sarebbe interessata ad acquisire una serie di competenze made in Italy e le pale rotanti dell’ ex Agusta Westland farebbero gola ad Eurocopter.
Le sinergie con i francesi sono da anni molto strette (anche nel comparto dello spazio) e non bisogna dimenticare che Mauro Moretti ha più volte espresso la volontà di concentrarsi sui velivoli ad elica cedendo ai francesi partecipazioni. Con bandiera italiana resterebbe il settore dell’ elettronica per la difesa e anche la missilistica non sarebbe ceduta (la Difesa ha già in passato messo il veto).
Tanto più che tali comparti si stanno dimostrando sempre più sinergici con l’ altro colosso della Difesa italiano: Fincantieri. Nella mega commessa del Qatar l’ azienda guidata da Giuseppe Bono ha vinto con l’ uso di tecnologia del gruppo Leonardo e in Australia si sta provando il medesimo schema. Taluni vedono quindi la possibilità che ad alti livelli governativi possa nascere un patto trasversale tra Italia e Francia.
Via i paletti che impediscono a Fincantieri di diventare il primo player cantieristico d’ Europa in cambio l’ Italia riconoscerebbe ai francesi il predominio in campo aeronautico. Ovviamente, la stessa strategia si può portare avanti con modalità diverse.
Una più conservativa potrebbe vedere in un prossimo futuro un doppio incarico di Giuseppe Bono alla presidenza di entrambe le aziende in modo da portare nel perimetro degli scafi tecnologie militari che ora sono in capo a Monte Grappa.
L’ altra strategia sarebbe molto più devastante. Ovvero, come una parte del Pd sostiene, partire con lo spacchettamento del gruppo Leonardo cedendo storia della tecnologia aeronautica con logiche politiche e molto poco industriali. A tal fine Alessandro Profumo potrebbe svolgere un ruolo di spicco vista la sua grande capacità di gestire flussi finanziari e
lo standing internazionale che ancora oggi i mercati gli riconoscono.
Al banchiere andrebbe solo affiancato un uomo di macchina che conosce i meandri dell’ azienda. Si era fatto il nome di Leonardo Giulianini, già capo della controllata Selex Es. Quest’ ultimo, una volta diffuso il nome del manager bancario, stando a quanto risulta alla Verità, non si sarebbe reso disponibile. Forse perché teme che il suo nome resti legato a un piano che sarebbe di decrescita e non certo felice. O semplicemente non vorrà trovarsi a fare manovalanza per un dirigente che nello zainetto che si porta sempre appresso non avrebbe mai immaginato di inserire un manuale per fare volare un drone o la guida alla supply chain di un progetto mastodontico come il caccia Usa F 35. Vedremo.
Le sinergie con i francesi sono da anni molto strette (anche nel comparto dello spazio) e non bisogna dimenticare che Mauro Moretti ha più volte espresso la volontà di concentrarsi sui velivoli ad elica cedendo ai francesi partecipazioni. Con bandiera italiana resterebbe il settore dell’ elettronica per la difesa e anche la missilistica non sarebbe ceduta (la Difesa ha già in passato messo il veto).
lo standing internazionale che ancora oggi i mercati gli riconoscono.
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