mercoledì 31 maggio 2017
Perché la superclasse mondiale non è una aristocrazia (II).
di Maurizio Blondet
Queste cerchie (che abbiamo esplorato nel precedente articolo) non stanno allo stesso livello, ovviamente. Esse sono gerarchicamente ordinate. La cerchia economico-finanziaria transnazionale sta ovviamente al vertice, è il cuore della superclasse mondiale: è il potere del denaro de-regolato allo stato puro. Comanda a quelli sotto, come esecutori, compagni di strada, utili idioti.
La cerchia dei poteri pubblici ed amministrativi si pone all’ultimo posto, perché obbedisce ai dettami di sopra strumentalizzando una autorità residuale su uno spazio nazionale, dunque ridotto. Fano eccezione gli Stati Uniti d’America, in quanto hanno imposto le loro normative (globaliste, di libero scambio, di qualità, di dazi) a tutto l’Occidente, e si applicano ad imporle al resto del mondo, anche con la violenza bellica: ciò che chiamano espandere la democrazia. Solo adesso, nella sua volontà di distruggere Trump, vediamo il potere feroce di questo “deep state” americano, inamovibile gestore del potere oligarchico globale.
Però i diversi cerchi non sono chiusi, comunicano tra loro, la superclasse mondiale funziona appunto così: prospettando promozioni ai vertici. Grand commis che diventano finanzieri, capi di multinazionali che incamerano anche imperi mediatici, miliardari che finanziano fondazioni culturali, think-tank.
La Goldman Sachs, “americana”, ospita una quantità di europei fra un incarico “pubblico” e l’altro, onde non restino fuori al freddo: Prodi e Draghi, Mario Monti e Papademos. Manuel Barroso, appena scaduto dalla poltrona di presidente della Commissione UE, ha trovato a Goldman Sachs il nido caldo.
All’inverso, Connie Hedegaard, dopo essere stata Commissaria europea al Clima (sic), è stata assunta come alta consulente alla Volkswagen, non male dopo il “dieselgate”. Conflitto d’interesse? Teniamo presente che quando contro un politico in ascesa viene attaccato – e bloccato – opponendogli un qualunque “conflitto d’interesse” (come per Berlusconi o Trump), è segno che egli non appartiene alla superclasse mondiale. Contro Mario Draghi che in Goldman consigliò il governo greco dei trucchi finanziari per i quali lo punisce da quando è al vertice della BCE, nessuno ha mai sollevato la maleducata domanda. Anzi per di più l’eurocrazia ha fatto varare agli Stati soggetti leggi che la rendono immune da qualunque prosecuzione giudiziaria per i suoi atti nella finanza.
In Francia, è la Banca Rotschild che svolge la funzione di nido di oligarchi svolta da Goldman Sachs. Poi ci sono premi di consolazione per fedeli promettenti: così Enrico Letta, liquidato da Matteo Renzi, ha subito trovato una cattedra a Parigi, alla Science Po, dove insegna non si sa cosa a chi. Scusate, mi correggo: tiene un corso su “Europa e populismi”. Lo vedremo tornare a qualche altro grande incarico, o “politico” o nelle “istituzioni europee”. Allievo ideologico di Andreatta e promosso da Napolitano, è segnato per immancabili alti destini.
Ma non è utile puntare troppo lo sguardo su singole persone. Sono intercambiabili, ma soprattutto la superclasse ama governare in modo impersonale, anonimo. Parte della sua forza si situa proprio in questo, che il suo potere si situa dovunque e da nessuna parte, inafferrabile, sfugge alla regolamentazione ed anche alla critica. Esempio: il “divorzio fra Tesoro e banche centrali” avvenne in tutta Europa negli anni ’70, i parlamenti vararono la stesse leggi ad hoc, senza che fosse possibile identificare la centrale che aveva dato l’ordine, fu un fenomeno “spontaneo”, i media spiegarono che era una innovazione ormai necessari per i tempi nuovi, la liberazione dal dirigismo eccetera.
Assistiamo allo stesso fenomeno oggi: improvvisamente tutti i governi si occupano dei “diritti LGBT” da difendere contro “la discriminazione”, delle “nozze gay”, e la gente ha la sensazione che ciò sia stato richiesto dalla “opinione pubblica”. Invece, al parlamento ucraino (quello golpista di Kiev) la UE ha imposto di varare leggi sul matrimonio omosessuale; di fronte al rifiuto scandalizzato di maggioranza ed opposizione, la risposta è stata: allora sognatevi di entrare in Europa, questi sono i nostri valori. Non è stato possibile sapere “chi”, concretamente, ha portato questo ordine.
Così all’opinione pubblica viene sottratta la consapevolezza su chi, concretamente, abbia imposto di insegnare negli asili la teoria del gender –anzi si nega persino che esista una tale volontà pedagogica. Ma tutte le scuole europee hanno cominciato ad insegnarla.
Cosa vuole la superclasse?
I media bollano immediatamente come “complottismo” (dunque morte civile per giornalisti) ogni allusione all’esistenza di un progetto occulto e antidemocratico cui si dedicherebbe la superclasse. Ciò è strano, dal momento che i supremi oligarchi non si sono fatti mai scrupolo di enunciare i loro programma e i loro metodi.
A cominciare da Paul Warburg, il banchiere (j), davanti al Senato Usa nel 1950: “Avremo un governo mondiale, lo si voglia o no. La sola questione è sapere se sarà instaurato per adesione o per conquista”. Edmond De Rotschild, in una intervista del 18 luglio 1970: “Il catenaccio da far saltare, attualmente, è la nazione”.
David Rockefeller, nelle sue Memorie (2002): “Alcuni credono che noi [i Rockefeller, ndr.] facciamo parte di una cabala segreta, […] complottando con altri in tutto il mondo per costruire una struttura politica ed e economica globale più integrata – un solo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, io sono colpevole e fiero di esserlo” .
Infine sempre David Rockefeller, 1999, intervista a NewsWeek: “Qualche cosa deve sostituire i governi, e il potere privato mi sembra l’entità adeguata per farlo”..
In questa breve frase c’è tutto lo scorcio del progetto: il “potere privato” – ossia quello delle ricchezze private della superclasse, degli speculatori, dei finanzieri – deve sostituire il potere pubblico, quello che bene o male risponde ai cittadini.
La loro giustificazione ideologica, fedelmente ripetuta dai media, è che gli Stati nazionali non sono più in grado di risolvere i problemi dell’umanità, che sono globali: dal “riscaldamento globale” alla “disseminazione nucleare” alla “sovrappopolazione”, ed ora ci aggiungono “le migrazioni” e “il terrorismo”, qualunque problema d’occasione viene avanzato per predicare (e praticare) la necessità del “governo globale”. La falla del ragionamento sarebbe lì da vedere, se non fossimo rincretiniti dalla ipnotica persuasione mediatica: molti dei problemi “globali” sono provocati appunto dalla globalizzazione, ossia da loro; e non si vede perché dei grandi “privati”, con interessi privati e guidati esclusivamente dal criterio della più efficiente allocazione del capitale (ossia del massimo profitto sugli investimenti loro), siano più adatti dei pubblici a risolvere i “grandi problemi dell’umanità”.
E’ mera ideologia. Già Jean Monnet, il privato (fabbricante di cognac) che fu incaricato dalle banche Usa di distribuire i fondi del Piano Marshall in cambio di cessioni di sovranità – e gli stati bisognosi accettarono, era il 1945 – il fondatore della Comunità europea, diceva: “Le nazioni sovrane del passato non sono più il quadro dove si possono risolvere i problemi del presente. E la Comunità (Europea) stessa non è che una tappa verso forme di organizzazioni del mondo di domani”.
In realtà, ecco i risultati che questo governo di filantropi ha creato: la mondializzazione e finanziarizzazione hanno aumentato solo i profitti delle grandi transnazionali e dei loro grandi azionisti. Le privatizzazioni di attività di pubblico interesse hanno aperto nuovi campi alla loro speculazione e ai loro profitti, senza affatto migliorare i servizi. Le delocalizzazioni sono andate alla ricerca dei salari più bassi nel mondo, e in Occidente consentono di premere verso il basso quelli degli autoctoni. Come aveva previsto il Nobel Maurice Allais il libero-scambismo globale non fa che creare disoccupazione di massa in Occidente, e precarietà strutturale – che è un fattore di reimbarbarimento, con perdita inestimabile di competenze tecniche, che per esempio sono trasferite in Cina. La classe media, depositaria di tali competenze, è in via di pauperizzazione irreversibile; per contro, la ricchezza dei ricchi è cresciuta. Dal 1988 al 2008, i redditi dell’1 per cento superiore (la Superclasse delle superclassi) è aumentato del 60%, mentre quello del 5% inferiore non è cambiato.
Come non bastasse, la superclasse ha fatto dovunque modificare la fiscalità a proprio esclusivo profitto: dovunque in Occidente la progressività del prelievo fiscale diminuisce via via che si sale nella gerarchia delle fortune. Laddove la classe media si vede prelevare il 45% dei suoi modesti redditi, le multinazionali, i loro grandi azionisti e i loro amministratori delegati non pagano che il 5, o l’1%, o niente. La fantomatica “lotta all’evasione” , spietata per i redditi fissi, mantiene aperti in Europa, non alle Cayman, noti paradisi fiscali per lor signori. Sia dato onore alla sincerità di Warren Buffett, il vecchio speculatore, terza persona più ricca del mondo (quasi 66 miliardi di dollari per Forbes): “C’è la lotta di classe, e siamo noi, la classe dei ricchi, che la vinciamo” (New York Times, 26 novembre 2006)
La corruzione dei politici? Opera loro.
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martedì 30 maggio 2017
Ognuno ha i suoi Soros e annesse ONG...ma almeno un politico che fa leggi per contrastarli c'è ancora...NON COME IN EUROPA!
Egitto, presidente Al Sisi ha promulgato controversa legge su ONG
da controinformazione.info
IL CAIRO – Il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi ha promulgato la nuova controversa legge che regola le attività delle organizzazioni non governative (ONG).
Approvata lo scorso novembre dal parlamento, la legge è stata promulgata il 24 maggio scorso dal Capo dello Stato e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, ma è stata inviata oggi alla stampa. La nuova norma prevede pene fino a cinque anni di carcere e multe fino a un milione di sterline egiziane (59.000 euro) per i trasgressori.
Nessuna organizzazione può condurre studi o sondaggi senza l’autorizzazione dello Stato e servirà un ulteriore permesso per la loro pubblicazione. Le ong straniere dovranno pagare fino a 300.000 sterline (18.000 euro) per stabilirsi in Egitto e dovranno rinnovare i permessi dopo un lasso di tempo predefinito, secondo quanto riferito dall’avvocato per i diritti umani Gamal Eid. Il testo prevede anche una “Autorità nazionale”, formata da rappresentanti dei servizi di sicurezza, intelligence ed esercito, per la gestione di tutte le questioni relative ai finanziamenti provenienti dall’estero e le attività delle organizzazioni straniere con sede in Egitto.
“Questa legge elimina la società civile in Egitto, che siano organizzazioni per i diritti umani o quelle per lo sviluppo”, ha denunciato Eid. Nei mesi scorsi, anche Nazioni Unite e Human Rights Watch hanno criticato il disegno di legge.
Fonte: Pars Today
Nota: Da fonti locali si apprende che il Presidente Al-Sisi avrebbe varato questa legge contro le ONG straniere su consiglio di Vladimir Putin, il presidente russo con cui Al-Sis ha intrecciato ultimamente un rapporto di collaborazione. In Russia Putin da tempo ha individuato nelle ONG la fonte della sobillazione attuata dagli agenti dei servizi di intelligence USA che utilizzano queste organizzazioni con fini apparentemente umanitari, in realtà per sobillare manifestazioni di protesta contro il Governo e diffondere propaganda politica.
Memore delle “Primavere Arabe”, un sommovimento di popolo sobillato a suo tempo da agenzie della CIA e di altri apparati di intelligence per ottenere proteste popolari, incidenti e rivolte destinate a rovesciare governi, come accaduto in parecchi paesi arabi, dalla Tunisia alla Siria, Al Sisi si muove prima e prende i suoi provvedimenti.
Il presidente egiziano sa bene che, da quando si è riavvicinato alla Russia, alla Siria ed ha abbandonato la cooperazione con l’Arabia Saudita, il suo è uno dei governi che l’asse Washington-Rijad-Tel Aviv vorrebbe rovesciare in un modo o nell’altro. Non per nulla il terrorismo jihadista ha colpito pesantemente l’Egirtto negli ultimi mesi.
Per questo Al -Sisi ha alzato le sue difese. Non è un ingenuo. (lui...)
A Venezuela reage ao golpe – Il Venezuela reagisce al golpe - PandoraTV
Il giornalista e saggista Francisco das Chagas Leite Filho intervista Beto Almeida, giornalista e scrittore brasiliano, presidente del canale televisivo TV Comunitária e membro del Comitato Direttivo di Telesur, di ritorno da Caracas.
Beto ci parla della evidente rivoluzione colorata - o Primavera Latina, come Thierry Meyssan la definisce - che è in atto in Venezuela e che, diretta dagli Stati Uniti, viene fomentata dalle oligarchie locali, secondo un copione ormai consolidato e contestualizzato alla realtà del paese in cui viene applicato.
Malgrado il quadro catastrofico che i media forniscono attraverso i canali ufficiali, Caracas è una città attiva e sicura, salvo il quartiere di Altamira, scelto come teatro di scontri durissimi. Ma il Presidente Maduro si è impegnato a istituire un’Assemblea Costituente per dare ai golpisti un’adeguata risposta sociale.
Traduzione a cura di Alberto Inzaghi
Sappiamo cosa ha ispirato l’attentato di Manchester, ma non vogliamo ammetterlo.
di Patrick Cockburn via The Strategic Culture Foundation
da ZeroHedge
Sulla scia del massacro di Manchester, alcune persone giustamente avvertono di non accusare di tali fatti l'intera comunità musulmana in Gran Bretagna e nel mondo. Certamente uno degli obiettivi di coloro che compiono tali atrocità è quello di provocare in occidente la condanna di tutti i musulmani, alienando così una parte di loro i quali saranno quindi più facilmente arruolabili da parte di Isis e i cloni di Al-Qaeda.
Questo approccio di non accusare i musulmani in generale, bensì di "radicalizzazione" o semplicemente di "malvagità" solo di alcuni di loro, può sembrare sensibile e moderato, ma in pratica fa sì che le motivazioni degli assassini di Manchester o del teatro Bataclan a Parigi nel 2015 appaiano più vaghe e meno identificabili, di quanto lo siano in realtà. Tali generalizzazioni hanno l'infelice effetto di impedire alle persone di indicare con dito accusatore alla variante dell'Islam che certamente è responsabile della preparazione sul terreno per le credenze e le azioni che hanno suscitato l’attentatore suicida Salman Abedi.
L'ispirazione finale per tali persone è il Wahhabismo, la versione di Islam puritana, fanatica e regressiva dominante in Arabia Saudita, la cui ideologia è vicina a quella di Al-Qaeda e Isis. Questo è un credo esclusivo, intollerante verso tutti coloro che sono in disaccordo con esso, come i laici liberali, i membri di altre comunità musulmane come la Shia (gli Sciiti) o le donne che si oppongono al loro status di semi-schiave.
Quello che è stato definito il jihadismo salafita, il credo fondamentale di Isis e al-Qaeda, si è sviluppato dal wahhabismo e avendo fatto suoi gli stessi pregiudizi si avvia verso una conclusione logica e violenta. Sciiti e Yazidi non sono solo degli eretici agli occhi di questi movimenti, che sono una specie di Khmer Rossi islamici, ma anche dei sub-umani che dovrebbero essere massacrati o resi schiavi. Ogni donna che trasgredisce alle loro repressive abitudini sociali dovrebbe essere punita selvaggiamente. La fede dovrebbe essere dimostrata a tutti attraverso la morte pubblica del credente, possibilmente squartando infedeli, che siano gli 86 bambini sciiti evacuati in autobus dalle loro case in Siria del 15 aprile o la macellazione di giovani fans ad un concerto pop a Manchester il lunedì sera non fa differenza.
Le cause reali della "radicalizzazione" sono da tempo note, ma il governo, i media e altri raramente vi si riferiscono, perché non vogliono offendere i Sauditi o essere accusati di avere pregiudizi anti-islamici. È molto più facile dire, indulgentemente ma in modo inesatto, che Isis e al-Qaeda e i loro soldati-assassini "non hanno niente a che fare con l'Islam". Questaè stata la traccia seguita dai governi di Stati Uniti e Regno Unito dall'11 settembre in poi. Esaminano qualsiasi direzione tranne quelle che portano all'Arabia Saudita, quando cercano le cause del terrorismo. Il presidente Trump è stato giustamente condannato e deriso negli Stati Uniti per l'accusa rivolta contro l'Iran e, in effetti, contro tutta la comunità sciita di essere responsabile per l'ondata di terrorismo che ha inghiottito la regione, quando invece finisce per emanare da una piccola setta sunnita, ma immensamente influente. Uno dei più grandi cambiamenti culturali del mondo negli ultimi 50 anni è stato il modo in cui il wahhabismo, una volta un gruppo isolato, sia diventato un'influenza sempre più dominante dell'Islam sunnita, grazie al sostegno finanziario saudita.
Un ulteriore segno dell'impronta salafita-jihadista degli attentati è la scelta degli obiettivi: gli attacchi al teatro Bataclan di Parigi nel 2015, del night club gay in Florida nel 2016 e l'Arena di Manchester la settimana scorsa hanno una cosa in comune. Erano tutti frequentati da giovani che si divertivano e che hanno uno stile di vita il quale li ha resi un obiettivo per l’Isis o al-Qaeda. Ma questi sono anche eventi in cui la mescolanza degli uomini e delle donne o la stessa presenza di persone omosessuali sono stigmatizzate dai jihadisti wahhabiti puritani e dai salafiti. Entrambi vivono in un ambiente culturale in cui la demonizzazione di tali persone e attività è la norma, anche se la loro regola può differire.
La colpevolezza dei governi occidentali per gli attacchi terroristici nei confronti dei propri cittadini è lampante, ma raramente viene menzionata. I leader vogliono avere un'alleanza politica e commerciale con l'Arabia Saudita e gli stati petroliferi del Golfo. Ma non hanno mai tenuto in conto di sostenere un'ideologia repressiva e settaria, che probabilmente avrebbe ispirato Salman Abedi. I dettagli della sua motivazione potrebbero mancare, ma il bersaglio del suo attacco e il metodo della sua morte è un classico di al-Qaeda e Isis e del loro modo di operare.
Il motivo per cui queste due organizzazioni malefiche siano ancora in grado di sopravvivere e di espandersi, nonostante i miliardi - forse triliardi - di dollari spesi nella "guerra al terrore" dopo l'11 settembre, sta nel fatto che i responsabili preposti a fermarli hanno deliberatamente mancato il bersaglio e hanno continuato a mancarlo per tutto questo tempo. Dopo l'11 settembre, il presidente Bush ha rappresentato l'Iraq e non l'Arabia Saudita come nemico; in una rielaborazione della storia, il presidente Trump sta ridicolmente accusando l'Iran di essere la fonte della maggior parte del terrorismo in Medio Oriente. Questa è la vera cospirazione dell'11 settembre, quella amata dai picchiatelli di tutto il mondo, ma non c'è nessun segreto che la cecità deliberata dei governi inglesi e americani sia la fonte delle convinzioni che hanno ispirato i massacri di cui Manchester è solo il più recente - e certamente non l'ultimo - esempio terribile.
lunedì 29 maggio 2017
Attentato di Manchester, quel che non sappiamo
Nelle prime ore del mattino del 23 maggio – alle 2.35 circa, ora britannica – NDTV affermava in modo categorico che:
“Anonimi funzionari americani hanno identificato l’aggressore in Salman Abedi. Non hanno fornito informazioni sulla sua età o nazionalità e i poliziotti britannici hanno rifiutato di commentare sull’identità del sospetto”.
Questo è stato pubblicato in un momento in cui i servizi di sicurezza rifiutavano di fare dichiarazioni ufficiali a caldo.
Come facessero fonti anonime statunitensi a sapere chi fosse l’attentatore 4 ore dopo l’incidente e da 5.600km di distanza è un mistero, considerato anche che la Polizia britannica continuava a non rilasciare dichiarazioni.
Più o meno nello stesso momento è apparso questo tweet di Andre Walker (Twitter account ), editorialista/lobbista del New York Observer. Probabilmente c’è una buona ragione per cui si trovi a Manchester. Dice chiaramente che questa immagine è falsa. So quasi per certo che l’immagine ritrae realmente le porte di uscita della Manchester Arena sùbito dopo il bombardamento, la devastazione è evidente. Come questo giornalista abbia ottenuto questa foto così in fretta senza neanche esser lì e solo due minuti l’annuncio della Polizia di Manchester, ancora non è chiaro.
75 minuti dopo l’avvenimento, nessun giornalista di Sky News o BBC era sulla scena. Questo potrebbe essere per vari motivi, ad esempio la polizia potrebbe aver isolato l’area. I report dei suddetti canali erano comunque molto confusi. Eppure a due minuti dall’incidente, un giornalista americano tira fuori immagini (che, a sua detta, non sono retweet) della carneficina.
A detta di un valente blogger, la fonte di Andre Walker altri non è che Jared Kushner, genero di Donald Trump. E dopo numerose richieste di informazioni
“L’account di Andre è spento, non ha risposto a mail o tweet”.
Poco prima delle 6 del 23 maggio, la Polizia di Greater Manchester è sicura che esista un attentatore maschio si sia fatto saltare per aria. Confermano che ci sono 22 vittime e 59 feriti. Nessun nome è stato però ancora dato.
Meno di un’ora più tardi la polizia chiede anche testimoni e riprese video per indagare.
Alle 6.53 escono le prime informazioni ufficiali di un arresto – ma ancora nessun nome.
Partono le domande dei media. L’arresto è significativo? Alcune delle speculazioni sono piuttosto vili e politicamente parziali.
Il Guardian, alle 23.18 del 23 maggio, dice che:
“La Polizia ha confermato l’identità del 22enne dopo che funzionari statunitensi lo hanno trasmesso ai giornalisti, apparentemente contro i desiderata della polizia e dei servizi di sicurezza britannici”.
Salman Abedi è ora identificato ufficialmente come l’attentatore suicida.
Sky News, la mattina del 24 maggio, riporta che ci sono ancora 14 persone mancanti, alcuni adulti ma soprattutto adolescenti. Sky riferisce anche che “nel frattempo, non si ritrovano neanche alcuni cittadini polacchi”.
La Polizia è soddisfatta che tutti i bambini non accompagnati si sappia dove siano.
Circa dieci ore dopo l’incidente abbiamo 22 morti confermati e 59 in ospedale. Ma ancora 14 mancanti. Questo senza dubbio si scoprirà più avanti. Speriamo che stiano tutti bene.
L’ultima (ore 6.01) è che 4 dei 14 scomparsi sono stati identificati e purtroppo sono morti.
La bomba usata era chiaramente molto sofisticata e aveva enorme potenza.
La BBC dice che “Il Regno Unito è dal 2005 che non vede un attacco del genere, per tre semplici motivi:
1- Richiede una certa abilità, difficile da avere senza aiuto.
2- Ci vuole grande pianificazione, il che aumenta le possibilità che i servizi scopriranno cosa stia succedendo.
3- È raro vedere una persona così organizzata da mettere insieme i primi due punti e così determinata da vedere il piano fino alla sua terribile conclusione”.
Per più di un decennio, l’Unità per gli Affari Interni del canale ha monitorato ogni singolo attentato terroristico, tentato o fallito, reso pubblico.
Gli attentatori precedenti non avevano le capacità per fare un attacco del genere. Molti aspirano al “martirio” e parlano di costruire bombe.
Ma, ad essere sinceri, sono anche troppo stupidi e disorganizzati per trasformare le loro fantasie in realtà o, alternativamente, vengono catturati perché non sanno come nascondere le tracce.
La maggior parte dei jihadisti rinuncia ad un attacco bomba nelle fasi iniziali: troppo difficile. Possono uccidersi accidentalmente mentre creano il dispositivo, i loro acquisti in farmacie locali potrebbero creare sospetti o, se fatti online, indurre il Quartier Generale del Governo per le Comunicazioni a dare uno sguardo più attento alle loro attività digitali. Potrebbero chiedere ausilio ad un altro che, senza che nessuno delle due parti lo soppia, è già nel radar dei servizi di sicurezza.
Alcuni organi di stampa dicono che Salman non può aver fatto questa atrocità da solo. Ciò significa altri problemi se i co-cospiratori non vengono rapidamente bloccati.
Si sapeva che Abedi era andato in Libia. Uno dei suoi amici dovrebbe esser stato ucciso da un drone in Siria.
Questo è il tredicesimo atto terroristico in Europa in soli due anni – per un totale di oltre 300 civili innocenti morti e migliaia di feriti. A confronto, gli Stati Uniti hanno visto meno di 100 morti legati al terrorismo, dall’11 settembre. Questo perché l’America, maggior responsabile degli attacchi al Medio Oriente, si trova sicura dall’altra parte del pianeta. L’Europa invece è alle porte di tutta questa carneficina.
C’è ancora molto da capire. Sembra che ci siano interferenze da Washington su questo incidente – ancora, si può solo speculare. Forse leggere questo (BREXIT: Proof That Britain’s EU Referendum Was Rigged) potrebbe collegare alcuni punti in più. L’articolo conferma l’ingente longa manus americana nella politica britannica degli ultimi tempi.
Non sappiamo perché gente come Abedi e gli attentatori del 7 luglio 2005 siano fuori del radar di chi dovrebbe controllare.
Una cosa è certa. Questo attacco e i dodici altri in Europa sono “le conseguenze indesiderate delle politiche fatte”.
I governi britannici hanno portato il paese in Medio Oriente ed Africa settentrionale e hanno fatto saltare la Libia prima e la Siria poi. Al tempo la Libia era una delle nazioni più ricche della regione, aveva assistenza sanitaria gratuita, istruzione completa e occupazione e povertà al livello della Danimarca. Era anche una delle più moderate – come la Siria. Le infrastrutture di entrambi i paesi ancora stanno in piedi, ma sono ora governate da estremisti, assassini e psicopatici. Gheddafi ed Assad possono anche aver preso e mantenuto il potere in modo brutale, ma entrambi vivevano in luoghi in cui una leadership brutale è generalmente richiesta per mantenere la pace.
Questo è quel che succede quando si fanno attacchi illegali e ingiustificati a nazioni sovrane e centinaia di migliaia di vittime innocenti vengono uccise, mutilate o sfollate. Come facciano i politici britannici a non capirlo è incomprensibile. Sono colpevoli e le loro mani grondano del sangue di queste giovani vite.
La famiglia di Abedi proviene dalla Libia. Siria, Libia ed anche Iraq sono il centro delle più grandi reti terroristiche della storia. Non è difficile unire i puntini…
Graham Vanbergen
Fonte: www.globalresearch.ca
25.05.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG
domenica 28 maggio 2017
LA BEATA SUPERCLASSE MONDIALE. UN IDENTIKIT. (I)
di Maurizio Blondet
Avrete letto probabilmente la notizia: “Laura Boldrini alla ricerca di una super-casa nei pressi di Piazza Navona. […] Si tratta di una abitazione “cinquecentesca molto bella e di valore storico, tra i bugnati che qua e là sorgono nei dintorni di piazza Navona”. L’Espresso osserva che la magione della Boldrini – che nel 2014 ha dichiarato un reddito imponibile di 115.338 euro – ha tutt’altro che l’aspetto di “un appartamento da fine legislatura” ma sembra “la tipica casa di rappresentanza, come non bastassero le sale di Montecitorio per ricevere presidenti e ambasciatori”.
Si ha qui dal vivo un tipico esempio di ciò che in inglese si chiama self-righteousness; parola che mal traducono i termini “moralista ipocrita”, “farisaico”. Per il Webster, indica “l’esibizione compiaciuta di superiorità morale, derivante dal sentimento che le proprie convinzioni, azioni o relazioni sono di più gran valore che di quelle della persona comune. Gli individui self-righteous sono spesso intolleranti delle opinioni degli altri”.
Quest’attitudine spocchiosa è meno personalmente della Boldrini – ancorché ella la esibisca in modo caricaturale – che di una classe. Anzi, di una superclasse: la superclasse mondiale e mondialista. Quella “di sopra” che governa attraverso il caos e sta rimpiazzando i popoli europei, l’oligarchia globalista e globalizzata, che sta assumendo i costumi lussuosi propri delle plutocrazia insindacabili. Poiché ci domina e dominerà sempre più, vale la pena di farne una tipologia. L’analista politico Michel Geoffroy l’ha tentata. Ne riporto i passi salienti.
La superclasse sta accelerando la sua confisca della sovranità popolare.
Il forum di Davos è un noto appuntamento della superclasse. Nel forum del gennaio 2017, è stato presentato come base delle discussioni il rapporto Global Risks 2017: molto istruttivamente, il rapporto indicava come “rischi” le manifestazione democratiche di volontà popolare degli ultimi mesi: il Brexit, l’elezione di Trump in Usa, e in Italia il “No” al referendum di Matteo Renzi.
Da queste rotture, la superclasse ha dedotto (escritto nero su bianco) “il bisogno di proteggere meglio i nostri sistemi di controllo qualità dell’informazione”: insomma il “nostro” monopolio dell’informazione è stato minato dalle notizie sul web; questo ha provocato “una fragilizzazione della fiducia della popolazione”, da qui il proposito di censura alle informazioni incontrollate – e dunque definite “fake news” – di cui la Boldrini è stata in Italia la precursora.
La superclasse si è proposta di “arginare i rischi” (ossia il voto popolare). Dopo il Brexit, “bisogna smettere di dire che il popolo ha sempre ragione”, ha sancito Cohn Bendit. “La storia ha mostrato che quando si segue la volontà dei popoli, soprattutto nei momenti difficili, si sbaglia”, ha rincarato Macron. La soluzione l’ha prospettata il demiurgo Jacques Attali (j), il creatore in laboratorio di Macron: una riforma costituzionale che determini “i temi che un voto popolare maggioritario non dovrà decidere”; temi che “saranno santuarizzati iscrivendoli nella Costituzione”. Già fatto, direte voi: fin dal 2012 i maggiordomi italioti della superclasse, aspiranti ad essere ammessi alla superclasse mondiale, hanno inserito l’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione. E’ il nodo scorsoio che ci strangola, ed è stato opera di Mario Monti, per mostrare il suo zelo alle volontà di Schauble e Merkel. Attali propone di “santuarizzare”, ossia di sottrarre al voto e volontà popolare, molti altri temi iscrivendoli nel marmo delle costituzioni. Lo chiama “santuarizzare il Progresso”. La superclasse definisce infatti “progresso” la propria ideologia liberista-libertaria, e “i nostri valori” le nozze gay, la vendita di bambini (utero in affitto), il rimpiazzo multiculturale, e l’eutanasia somministrata dal servizio sanitario nazionale.
Come detta infatti il documento di Davos, “I fattori di rischio [la volontà popolare] possono essere arginati creando società più inclusive basate sulla cooperazione internazionale”. Al di fuori della neolingua, “società più inclusive” indica l’utilità di sommergere la popolazione votante sotto ondate di immigrati estranei, votanti anch’essi, per lo più secondo i desiderata della superclasse perché ostili rispetto al popolino fra cui sono venuti a vivere. L’utilità s’è vista nelle ultime elezioni francesi, dove gli immigrati hanno votato in massa il banchiere d’affari.
Come è apparsa la superclasse mondiale?
(leggi tutto)
sabato 27 maggio 2017
Gli attacchi aerei della coalizione a guida Usa hanno ucciso un numero record di civili in Siria
I crimini statunitensi in Siria restano assenti dai media mainstream.
Gli attacchi aerei condotti dagli Stati Uniti e dai suoi partner della coalizione in Siria nell'ultimo mese hanno ucciso il numero più alto di civili registrati fin dall’inizio della campagna di bombardamento, ha detto un osservatore di guerra.
L'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, un gruppo che per lo più sostiene le forze anti-governative nella guerra in Siria, ha detto martedì scorso che la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha ucciso 225 civili tra il 23 aprile e il 23 maggio, il più alto numero in soli 30 giorni dall’inizio della campagna militare avvenuta nel 2014.
"Nello scorso mese di operazioni si è avuto il più alto numero di vittime civili da quando la coalizione ha iniziato a bombardare la Siria", ha detto all'agenzia di stampa AFP Rami Abdel Rahman. "È stata una grande escalation".
Un portavoce militare americano è stato rapido a catalogare tali vittime come incidenti, non il risultato degli attacchi degli Stati Uniti, ma scaricando tutta la colpa agli altri partners dell'alleanza guidata dagli Usa.
Stephen Townsend, un generale degli Stati Uniti e comandante delle forze di Baghdad, ha affermato che il gruppo dello Stato Islamico "ha probabilmente avuto un parte di colpa per queste vittime", usando i civili come scudi umani. Non ha fornito alcuna prova a convalida delle sue affermazioni.
Le organizzazioni internazionali per i diritti umani sostengono che il numero ufficiale di civili uccisi nelle operazioni della coalizione è ben superiore a quello riportato dal Pentagono, perché, dicono, Washington si rifiuta di fornire i dati degli osservatori sul campo e cerca sempre di ridurre il numero delle vittime civili.
A marzo, gli Stati Uniti sono stati accusati di aver ucciso circa 300 civili in un colpo solo a seguito di un bombardamento aereo di una moschea nella provincia di Aleppo e due incidenti negli scontri in zone controllate dall’Isis nella città irachena di Mosul.
All'inizio di questo mese le forze armate americane avevano dichiarato che gli attacchi aerei della coalizione in Iraq e in Siria avevano "involontariamente" ucciso 352 civili dall’inizio della campagna, ma i gruppi di diritti umani hanno definito la stima come troppo bassa, dicendo che gli Stati Uniti sono colpevoli di non prendere "precauzioni sufficienti " per evitare morti fra i civili.
Gli Stati Uniti e gli alleati hanno costituito la coalizione all'inizio del 2014 per combattere Daesh/ISIS, presente ai confini dell’Iraq, ma in seguito hanno ampliato le zone di bombardamento includendo territori a est e a nord della Siria. Damasco, che di per sé era già impegnata a combattere i terroristi su più fronti, condannò la decisione all'epoca, dicendo che si violava l'integrità territoriale della Siria.
Il governo siriano non ha mai cercato assistenza da parte dell'Occidente perché insiste sul fatto che Washington e gli alleati in Europa hanno aiutato l'aumento dell’insorgenza nel paese arabo, fornendo finanziamenti diretti ed armi ad alcuni gruppi jihadisti.
La stima dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani è che 1.481 persone, tra cui 319 bambini, sono state uccise dalle operazioni aeree condotte dagli Stati Uniti dal 2014.
La Coalizione Internazionale è composta tra gli altri dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dalla Francia, dalla Germania, dall'Italia, dal Canada e dalla Danimarca.
MELOGRANO – Il Frutto dell'’Albero della Vita
di Tom Storey
Nexus.it
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Il simbolismo del melograno e l’Albero della Vita
Il frutto è citato in varie culture e religioni. Si dice che l’albero di melograno sia fiorito nel Giardino dell’Eden e, molto probabilmente, è il celebre “pomo” della vicenda di Adamo ed Eva narrata nella Genesi, prodotto dal misterioso Albero della Vita.
Il melograno ha sempre simboleggiato numerose virtù, fra cui in particolare amore e fertilità, nonché salute ed abbondanza. Il consistente numero di semi (secondo stime ottimistiche, sino a 800 per frutto) indicava tali virtù, nonché una dimensione spirituale. Il suo succo è stato paragonato al sangue, la sua forma a quella del seno femminile e la evidente “corona” ha suggerito connessioni regali.
In una delle storiche sette meraviglie del mondo, ovvero i Giardini Pensili di Babilonia, nell’attuale territorio del martoriato Iraq, i melograni si stagliavano fra i tesori di Nabucodonosor II. In questa regione, nell’antichità nota con il nome di Mesopotamia, il melograno è tuttora apprezzato tanto come medicinale quanto come simbolo di bellezza, longevità, fertilità e saggezza.
Le mitologie greca e persiana menzionano il frutto come simbolo della vita, di rigenerazione e del matrimonio. Dato il suo ruolo nella leggenda greca di Persefone, il melograno finì per rappresentare la fertilità, la morte e l’eternità, e fu un emblema dei Misteri Eleusini. Gli antichi Cinesi ritenevano che i semi simboleggiassero longevità ed immortalità.
Nella tradizione ebraica, il melograno compare in numerosi contesti religiosi e culturali; veniva utilizzato come simbolo decorativo nel Tempio di Salomone, nelle insegne di re e regine, nonché sugli abiti talari dei sacerdoti. Di fatto, un melograno in avorio delle dimensioni di un pollice, recante un’antica iscrizione in ebraico, è l’unica reliquia mai recuperata dal Tempio di Salomone.
Secondo JewishJournal.com, “il Talmud afferma che se un saggio sogna un melograno, è un auspicio di saggezza; se a sognarlo è un ignorante, allora è auspicio di buone azioni. I saggi ebrei insegnavano che il melograno è significativo poiché, diversamente da altri frutti, la sua polpa rossa – di primario interesse per il fruitore umano ma di scarsa rilevanza per l’albero, dato che la sua funzione è unicamente quella di proteggere il seme – ed il seme, che il fruitore tende a buttar via, sono la medesima cosa. Primario e secondario, parti futura e presente del frutto sono unite; questo aspetto, sostengono i saggi, rappresenta un elevato livello di benedizione, un segno di totalità e perfezione, un simbolo perfetto del Nuovo Anno.”2
Nel mondo cristiano il frutto del melograno è simbolo di resurrezione e vita, mentre nell’arte cristiana rappresenta la speranza; è inoltre uno dei tre “frutti benedetti” del buddismo.
Cosa è dunque questo strano frutto?
Il nome botanico del melograno è Punica granatum – Punica trae il proprio nome dall’antica città fenicia dell’Africa settentrionale in cui i soldati romani, mentre si dirigevano a combattere la prima delle tre Guerre Puniche del terzo secolo a.C., si imbatterono per la prima volta nell’albero di melograno; granatum significa “granulato”. Il melograno ha questo nome in quanto assomiglia ad una mela e presenta numerosi semi al suo interno. Secondo una leggenda ebraica vi sono esattamente 613 semi in ogni frutto, uno per ciascuno dei comandamenti ebraici, tuttavia in realtà solitamente i semi ammontano ad almeno 200 e, in un frutto particolarmente grande, possono arrivare a 800. Sotto il profilo botanico, la Punica granatum condivide il nome della famiglia soltanto con il suo raro progenitore genetico, la Punica protopunica, il cui habitat è limitato all’isola di Socotra, nell’Oceano Indiano (Yemen).
L’albero o arbusto di melograno cresce sino a raggiungere i 3-5 metri di altezza ed è contraddistinto da foglie caduche ovali o lanceolate di colore verde lucente, che in inverno cadono. Il frutto, che matura intorno a settembre (emisfero nord) ha la forma di una mela, di colore giallo-bruno rossastro, sormontato da un calice a forma di corona. Una volta rotta la coriacea scorza, si possono osservare frutti traslucidi di colore bianco, roseo o scarlatto, ben compattati all’interno; a seconda della varietà, talvolta i semi sono dolci, talaltra aspri e, prima di essere consumati, necessitano di qualche dolcificante. Il succo ottenuto dai semi viene trasformato in uno sciroppo per aromatizzare bevande e, in tempi remoti, se ne ricavava un vino.
Il frutto del melograno consta di tre parti principali, ciascuna delle quali ha una propria caratteristica metafisica, botanica e chimica. Le parti in questione sono il seme o “arillo”, il succo e la scorza. Inoltre corteccia, radici, foglie e fiori della pianta contengono tutti elementi specifici ed unici e ciascuno di essi, quando preparato come medicinale per esseri umani o animali, determina effetti interessanti e complessi.
Proprietà dell’albero e del frutto
I melograni viaggiavano a proprio agio nelle carovane arabe che trasportavano gioielli e spezie dall’Oriente nonché sostanze aromatiche dall’Africa. In quanto frutti ermeticamente racchiusi da una tenace scorza impregnata di tannino, erano ben protetti dai rigori di viaggi impervi e si mantenevano freschi per un periodo sorprendentemente prolungato; ricolmi di un succo ricco di minerali e vitamine, costituivano un’eccellente fonte alimentare nei viaggi ardui e quindi si ‘spostarono’ agevolmente in tutto il mondo antico, crescendo lungo, in prossimità e ben oltre le vie commerciali.
L’albero di melograno è assai adattabile a terreni diversi e tollera condizioni assai dure in termini di calore, aridità ed abbandono. Nessuna meraviglia, dunque, che il mondo dell’antichità fosse costellato di boschetti di melograni, che infine gli alberi selvatici risultassero sparpagliati in lungo e in largo, e che molti di quelli vecchi vivano ancora oggi.
In un villaggio di Minorca, nelle Isole Baleari, vi era un antico melograno che, in tarda età, riusciva a produrre solo uno o due frutti all’anno; doveva essere arrivato con i Fenici, instancabili viaggiatori e mercanti, i quali crearono vie e rotte commerciali e, nell’antichità, controllavano gran parte dei commerci dell’area del Mediterraneo. Si è asserito che l’albero di melograno sia in grado di crescere per 200 anni e oltre, tuttavia i dati relativi all’età esatta di questo melograno di Minorca particolarmente longevo sono vaghi.
La forza vitale del melograno
Un quesito sorge spontaneo: “Per quale motivo il melograno viene esaltato nella mitologia, nella storia e nella religione di così tante culture?” Dati i riferimenti risalenti all’alba dei tempi ed all’esistenza umana propri delle nostre cosmogonie, e dato il notevole interesse scientifico dell’era attuale, sembra quasi che questo frutto sia speciale rispetto a tutti gli altri, che sia stato scelto come dono per la razza umana.
Si pongono altri quesiti. L’albero di melograno vive molto a lungo e, come il frutto, non soffre di quasi alcuna malattia o danno da parassiti; è forse esso stesso a promuovere il proprio stato di salute? Sono anche i suoi potenti antiossidanti a mantenerlo sano? Per quale motivo, rispetto ad altri frutti, così tante culture e religioni hanno scelto proprio il melograno per rappresentare fertilità, salute e buona sorte?
Nel corso di anni di pratica in terapie naturali, l’estensore del presente articolo ha maturato una certa competenza in kinesiologia e radioestesia; il test eseguito su un certo succo di melograno georgiano di eccellente qualità, ricavato in modo naturale e privo di sostanze chimiche, ha manifestato una “forza vitale” particolarmente intensa. Ovviamente la cosa ha un carattere aneddotico, nondimeno coloro che hanno a che fare con le energie sanno quanto tali test possono risultare affidabili nel rivelare l’aspetto “energetico” di qualsiasi sostanza.
In fin dei conti abbiamo sempre a che fare con il sistema umano come “bio-campo”, ovvero campo di informazioni o energia, che al livello più fondamentale opera su energie di tutti i tipi.3, 4 In ultima analisi, tutti i medicinali e gli alimenti che consumiamo vengono assunti perché ci proponiamo di incorporare l’energetica di tali sostanze nei nostri campi energetici; e la qualità dell’energetica di qualsiasi sostanza che assumiamo è della massima importanza.
Asserisco che il melograno è sempre stato riconosciuto come un frutto che possiede una carica energetica particolarmente elevata; lo si desume dall’aspetto del frutto, dal sapore del succo, dal colore degli arilli. Chiunque presti attenzione a quello che i sensi (compresi quelli più sottili) comunicano, si renderà ben presto conto se una sostanza accresce il sistema energetico o meno. I melograni selvatici ed il loro succo si trovano nelle zone alte della lista delle sostanze che accrescono il nostro sistema energetico.
(leggi tutto)
venerdì 26 maggio 2017
Vaccinazioni forzate? la Svezia dice NO!
E in Italia il Decreto è anticostituzionale, violando la libertà di cura e il diritto all'istruzione e minacciando il diritto di Famiglia Fare immediato ricorso alla Corte Costituzionale chiedendo al Presidente Mattarella di non firmare il Decreto!!
NB:
la più grande epidemia mortale della storia, la Spagnola, si è verificata a seguito della prima guerra mondiale, dopo che milioni di soldati erano stati vaccinati..
...e si erano indeboliti, anche per fame.
Oggi non c'è la fame, bensì l'eccesso di cibo, inquinamento (in primis del cibo) e di medicine chimiche, che comporta incremento di malattie degenerative croniche...
Fonte F. Guglielmi
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La grande e civile Svezia, nonostante i clamorosi attacchi che ha ricevuto nella sua recente storia (finti attacchi terroristici, immigrazione selvaggia, stupri razziali, etc.…) ha dimostrato di essere sempre attenta ai diritti inalienabili dei suoi cittadini.
Contro 7 mozioni che volevano imporre l’obbligatorietà vaccinale, una decisione parlamentare le ha rigettate tutte, dicendo NO alle vaccinazioni forzate, per rispettare il diritto di scelta dell’essere umano e la sua integrità psico-fisica.
La nostra carretta di stato denominata Italia invece, oltre a navigare alla deriva, desidera imporre le vaccinazioni pediatriche in modo ignobilmente coercitivo.
E’ ora di disconoscere questa imposizione militare/finanziaria privata chiamata ‘Republic of Italy spa’, dichiarandoci tutti sovrani di noi stessi e rigettando in massa le abominevoli e perniciose vaccinazioni compulsive imposte.
<http://www.aircrap.org/2017/05/14/sweden-votes-mandatory-vaccination/>
LINK 1 -
<http://www.ageofautism.com/2017/05/sweden-votes-down-mandatory-vaccination.
html> LINK2
ITALIA
Oggetto: pur di iniettare veleni neurotossici agli infanti italiani le provano tutte
Come era prevedibile, la demenziale querelle sulle vaccinazioni forzate si è intrufolata in un decreto del consiglio dei ministri.Con un paese da governare che va a rotoli, la stretta vaccinatoria appare ridicola ed ignobile, quasi una presa in giro. Hanno mietuto più vittime la crisi finanziaria indotta (quanti suicidi ci nascondono?) o l’inquinamento intenzionale (e non) che i virus. Di che stiamo parlando? Uno stato che si preoccupa della salute dei suoi sudditi è impensabile se non dietro tornaconto e, come ho già scritto, a mio parere il tornaconto questa volta è da ricercarsi a livello eterico. Sia come sia, pur di iniettare veleni neurotossici agli infanti italiani le provano tutte. Inutile dire come questa disposizione sia inaccettabile ed illegale, contraria ai più basilari diritti dell'uomo. Che dire infine dei milioni di deportati africani? Sono stati vaccinati? Le vaccinazioni verranno estese anche a loro oppure sono solo per l’uomo bianco?
notizia:
Via libera del Consiglio dei ministri al decreto che introduce
l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’accesso alla scuola. Il Consiglio
dei ministri ha approvato il decreto legge 'Disposizioni urgenti in materia
di prevenzione vaccinale', proposto dal ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin. "L'evasione dell'obbligo dei vaccini comporterà l'impossibilità di
iscriversi al sistema 0-6 che precede la scuola dell'obbligo e per
partecipare alla scuola dell'obbligo la mancanza di documentazione produrrà
sanzioni che sono dalle 10 alle 30 volte maggiori di quelle esistenti", ha
detto il premierPaolo Gentiloni sottolineando: "Non si tratta di emergenza
ma di una preoccupazione alla quale intendiamo rispondere". (…)
Pubblicato da Giuseppe Turrisi - Accademia della Libertà
Manchester, l’MI6, Al-Qaeda, Daesh e gli Abedi
Secondo Scotland Yard, l’attentato del 22 maggio 2017 contro gli spettatori del concerto di Ariana Grande all’Arena di Manchester è stato compiuto da Salman Abedi, identificato grazie a una carta di credito provvidenzialmente trovata in tasca al cadavere dilaniato del “terrorista”.
L’attentato è, in linea generale, interpretato come prova che il Regno Unito non è implicato nel terrorismo internazionale, ma, al contrario, ne è vittima.
SalmanAbedi è nato nel Regno Unito da famiglia d’immigrati libici. Negli ultimi mesi s’è recato in Libia più volte, da solo o in compagnia del padre.
Il padre, Ramadan Abedi, presso cui Salman viveva, è un ex ufficiale dei servizi d’intelligence libici. Era specializzato nella sorveglianza della sfera d’influenza islamista. Tuttavia, vent’anni dopo, non è stato in grado di accorgersi dell’affiliazione di Salman a Daesh.
Ramadan Abedi, passato all’MI6 britannico, nel 1992 ha preso parte a un complotto della Corona per assassinare Muammar Gheddafi. L’attentato fu sventato, Ramadan Abedi esfiltrato dall’MI6 e trasferito nel Regno Unito, dove ottenne asilo politico. Nel 1999 si è stabilito a Whalley Range (zona sud di Manchester), dove risiede la piccola comunità islamica libica del Regno Unito.
Nel 1994 Ramadan Abedi è tornato in Libia per conto dell’MI6. Insieme a Abdelhakim Belhaj ha partecipato, nel 1995, alla costituzione del Gruppo islamico combattente in Libia (GICL), branca locale di Al-Qaeda. Il GICL venne incaricato dall’MI6 di assassinare Muammar Gheddafi, in cambio di 100.000 sterline. Anche quest’attentato fallì, suscitando un acceso dibattito in seno ai servizi di controspionaggio di Sua Maestà, che ha portato alle dimissioni del nostro amico David Shayler.
A Whalley Range hanno abitato anche numerosi “ex membri” del GICL, tra cui l’amico degli Abedi, Abd al-Baset Azzour. Nel 2009 al-Baset Azzour si è unito ad Al-Qaeda in Pakistan ed è diventato stretto collaboratore del suo capo, Ayman al-Zawahiri. Nel 2011 ha partecipato alle operazioni di terra della NATO contro la Libia. L’11 settembre 2012 ha diretto l’operazione contro l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, J. Christopher Stevens, assassinato a Bengasi. È stato arrestato in Turchia ed estradato a dicembre 2014 negli Stati Uniti, dove attende il processo.
Non si sa se Ramadan Abedi, nel 2005, abbia fatto parte del gruppo del GICL che ha formato il ramo iracheno di Al-Qaeda e se, nel 2011, abbia partecipato all’operazione dell’MI6 delle “primavere arabe” e al ruolo di sostegno a terra svolto dal GICL per la NATO. In ogni caso, alla caduta di Gheddafi Ramadan Abedi si è installato in Libia e vi ha trasferito parte della famiglia, lasciando i figli più grandi nella casa di Whalley Range.
Secondo l’ex primo ministro spagnolo José Maria Aznar, Abdelhakim Belhaj [il partner di Abedi padre nelle operazioni segrete dell’MI6, come detto, ndt] ha partecipato agli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004. In seguito è stato segretamente arrestato in Malesia dalla CIA e trasferito in Libia, dove è stato torturato, non dai libici o dagli americani, bensì dagli agenti dell’MI6. È stato infine liberato, grazie all’accordo tra Saif al-Islam Gheddafi e gli jihadisti. Durante la guerra di Libia, Belhaj, allora esiliato in Qatar, ha raggiunto con un aereo dell’emiro la Libia, dove è stato al comando delle operazioni al suolo coordinate dalla NATO. Il 28 luglio 2011 ha organizzato l’assassinio del generale Abdul Fatah Younis, che asseriva di essersi unito ai “ribelli”, cui però Belhaj rimproverava di essere stato, negli anni Novanta, a capo della lotta al GICL. In settembre 2011 Belhaj è stato nominato dalla NATO governatore militare di Tripoli. Nel 2012, assistito dall’irlandese Mahdi al-Hatari, ha creato l’Esercito Siriano Libero, indi è tornato in Libia. Il 2 maggio 2014 è stato ricevuto al Quai d’Orsay [sede del ministero degli Esteri francese, ndt]. In dicembre 2013, grazie alla scoperta negli archivi della Jamahiriya araba libica [Repubblica araba di Libia, ndt] di una lettera dell’ex capo dell’MI6, ha sporto denuncia a Londra contro il Regno Unito, accusandolo di esserne stato rapito e torturato nove anni prima. I servizi segreti britannici hanno messo illegalmente sotto controllo i suoi avvocati ma, alla fine, sono stati costretti a distruggere le registrazioni. Secondo il procuratore generale dell’Egitto, Hichem Baraket, in maggio 2015 Belhaj è diventato il principale leader di Daesh in Africa del Nord; informazione ripresa da Interpol. Belhaj ha installato tre campi di addestramento di Daesh in Libia: a Derna (nell’ex proprietà di Abd al-Baset Azzouz), a Sirte e a Sebrata. In ottobre 2016 ha avviato a Londra una nuova azione penale per rapimento e tortura, questa volta nominativa: contro l’ex direttore dell’MI6, Sir Mark Allen.
Daesh ha rivendicato l’attentato di Manchester, senza però attribuire a Salman Abedi la qualifica di “martire”. Dopo l’attentato, raggiunto al telefono dai giornalisti, Ramadan Abedi ha dichiarato di essere contrario alla jihad ed ha affermato che suo figlio Salman voleva passare il mese del ramadan con lui in Libia e di essere convinto della sua innocenza.
Traduzione
Rachele Marmetti
Il Cronista
da Voltairenet.org
L’attentato è, in linea generale, interpretato come prova che il Regno Unito non è implicato nel terrorismo internazionale, ma, al contrario, ne è vittima.
SalmanAbedi è nato nel Regno Unito da famiglia d’immigrati libici. Negli ultimi mesi s’è recato in Libia più volte, da solo o in compagnia del padre.
Il padre, Ramadan Abedi, presso cui Salman viveva, è un ex ufficiale dei servizi d’intelligence libici. Era specializzato nella sorveglianza della sfera d’influenza islamista. Tuttavia, vent’anni dopo, non è stato in grado di accorgersi dell’affiliazione di Salman a Daesh.
Ramadan Abedi, passato all’MI6 britannico, nel 1992 ha preso parte a un complotto della Corona per assassinare Muammar Gheddafi. L’attentato fu sventato, Ramadan Abedi esfiltrato dall’MI6 e trasferito nel Regno Unito, dove ottenne asilo politico. Nel 1999 si è stabilito a Whalley Range (zona sud di Manchester), dove risiede la piccola comunità islamica libica del Regno Unito.
Nel 1994 Ramadan Abedi è tornato in Libia per conto dell’MI6. Insieme a Abdelhakim Belhaj ha partecipato, nel 1995, alla costituzione del Gruppo islamico combattente in Libia (GICL), branca locale di Al-Qaeda. Il GICL venne incaricato dall’MI6 di assassinare Muammar Gheddafi, in cambio di 100.000 sterline. Anche quest’attentato fallì, suscitando un acceso dibattito in seno ai servizi di controspionaggio di Sua Maestà, che ha portato alle dimissioni del nostro amico David Shayler.
A Whalley Range hanno abitato anche numerosi “ex membri” del GICL, tra cui l’amico degli Abedi, Abd al-Baset Azzour. Nel 2009 al-Baset Azzour si è unito ad Al-Qaeda in Pakistan ed è diventato stretto collaboratore del suo capo, Ayman al-Zawahiri. Nel 2011 ha partecipato alle operazioni di terra della NATO contro la Libia. L’11 settembre 2012 ha diretto l’operazione contro l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, J. Christopher Stevens, assassinato a Bengasi. È stato arrestato in Turchia ed estradato a dicembre 2014 negli Stati Uniti, dove attende il processo.
Non si sa se Ramadan Abedi, nel 2005, abbia fatto parte del gruppo del GICL che ha formato il ramo iracheno di Al-Qaeda e se, nel 2011, abbia partecipato all’operazione dell’MI6 delle “primavere arabe” e al ruolo di sostegno a terra svolto dal GICL per la NATO. In ogni caso, alla caduta di Gheddafi Ramadan Abedi si è installato in Libia e vi ha trasferito parte della famiglia, lasciando i figli più grandi nella casa di Whalley Range.
Secondo l’ex primo ministro spagnolo José Maria Aznar, Abdelhakim Belhaj [il partner di Abedi padre nelle operazioni segrete dell’MI6, come detto, ndt] ha partecipato agli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004. In seguito è stato segretamente arrestato in Malesia dalla CIA e trasferito in Libia, dove è stato torturato, non dai libici o dagli americani, bensì dagli agenti dell’MI6. È stato infine liberato, grazie all’accordo tra Saif al-Islam Gheddafi e gli jihadisti. Durante la guerra di Libia, Belhaj, allora esiliato in Qatar, ha raggiunto con un aereo dell’emiro la Libia, dove è stato al comando delle operazioni al suolo coordinate dalla NATO. Il 28 luglio 2011 ha organizzato l’assassinio del generale Abdul Fatah Younis, che asseriva di essersi unito ai “ribelli”, cui però Belhaj rimproverava di essere stato, negli anni Novanta, a capo della lotta al GICL. In settembre 2011 Belhaj è stato nominato dalla NATO governatore militare di Tripoli. Nel 2012, assistito dall’irlandese Mahdi al-Hatari, ha creato l’Esercito Siriano Libero, indi è tornato in Libia. Il 2 maggio 2014 è stato ricevuto al Quai d’Orsay [sede del ministero degli Esteri francese, ndt]. In dicembre 2013, grazie alla scoperta negli archivi della Jamahiriya araba libica [Repubblica araba di Libia, ndt] di una lettera dell’ex capo dell’MI6, ha sporto denuncia a Londra contro il Regno Unito, accusandolo di esserne stato rapito e torturato nove anni prima. I servizi segreti britannici hanno messo illegalmente sotto controllo i suoi avvocati ma, alla fine, sono stati costretti a distruggere le registrazioni. Secondo il procuratore generale dell’Egitto, Hichem Baraket, in maggio 2015 Belhaj è diventato il principale leader di Daesh in Africa del Nord; informazione ripresa da Interpol. Belhaj ha installato tre campi di addestramento di Daesh in Libia: a Derna (nell’ex proprietà di Abd al-Baset Azzouz), a Sirte e a Sebrata. In ottobre 2016 ha avviato a Londra una nuova azione penale per rapimento e tortura, questa volta nominativa: contro l’ex direttore dell’MI6, Sir Mark Allen.
Daesh ha rivendicato l’attentato di Manchester, senza però attribuire a Salman Abedi la qualifica di “martire”. Dopo l’attentato, raggiunto al telefono dai giornalisti, Ramadan Abedi ha dichiarato di essere contrario alla jihad ed ha affermato che suo figlio Salman voleva passare il mese del ramadan con lui in Libia e di essere convinto della sua innocenza.
Traduzione
Rachele Marmetti
Il Cronista
da Voltairenet.org
giovedì 25 maggio 2017
Siamo Condannati ad un Futuro di Conflitti e Intolleranza? - Francesco Leonetti
La Questione Sociale alla luce dell’Insegnamento di Rudolf Steiner
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