di Maurizio Blondet
Avrete letto probabilmente la notizia: “Laura Boldrini alla ricerca di una super-casa nei pressi di Piazza Navona. […] Si tratta di una abitazione “cinquecentesca molto bella e di valore storico, tra i bugnati che qua e là sorgono nei dintorni di piazza Navona”. L’Espresso osserva che la magione della Boldrini – che nel 2014 ha dichiarato un reddito imponibile di 115.338 euro – ha tutt’altro che l’aspetto di “un appartamento da fine legislatura” ma sembra “la tipica casa di rappresentanza, come non bastassero le sale di Montecitorio per ricevere presidenti e ambasciatori”.
Si ha qui dal vivo un tipico esempio di ciò che in inglese si chiama self-righteousness; parola che mal traducono i termini “moralista ipocrita”, “farisaico”. Per il Webster, indica “l’esibizione compiaciuta di superiorità morale, derivante dal sentimento che le proprie convinzioni, azioni o relazioni sono di più gran valore che di quelle della persona comune. Gli individui self-righteous sono spesso intolleranti delle opinioni degli altri”.
Quest’attitudine spocchiosa è meno personalmente della Boldrini – ancorché ella la esibisca in modo caricaturale – che di una classe. Anzi, di una superclasse: la superclasse mondiale e mondialista. Quella “di sopra” che governa attraverso il caos e sta rimpiazzando i popoli europei, l’oligarchia globalista e globalizzata, che sta assumendo i costumi lussuosi propri delle plutocrazia insindacabili. Poiché ci domina e dominerà sempre più, vale la pena di farne una tipologia. L’analista politico Michel Geoffroy l’ha tentata. Ne riporto i passi salienti.
La superclasse sta accelerando la sua confisca della sovranità popolare.
Il forum di Davos è un noto appuntamento della superclasse. Nel forum del gennaio 2017, è stato presentato come base delle discussioni il rapporto Global Risks 2017: molto istruttivamente, il rapporto indicava come “rischi” le manifestazione democratiche di volontà popolare degli ultimi mesi: il Brexit, l’elezione di Trump in Usa, e in Italia il “No” al referendum di Matteo Renzi.
Da queste rotture, la superclasse ha dedotto (escritto nero su bianco) “il bisogno di proteggere meglio i nostri sistemi di controllo qualità dell’informazione”: insomma il “nostro” monopolio dell’informazione è stato minato dalle notizie sul web; questo ha provocato “una fragilizzazione della fiducia della popolazione”, da qui il proposito di censura alle informazioni incontrollate – e dunque definite “fake news” – di cui la Boldrini è stata in Italia la precursora.
La superclasse si è proposta di “arginare i rischi” (ossia il voto popolare). Dopo il Brexit, “bisogna smettere di dire che il popolo ha sempre ragione”, ha sancito Cohn Bendit. “La storia ha mostrato che quando si segue la volontà dei popoli, soprattutto nei momenti difficili, si sbaglia”, ha rincarato Macron. La soluzione l’ha prospettata il demiurgo Jacques Attali (j), il creatore in laboratorio di Macron: una riforma costituzionale che determini “i temi che un voto popolare maggioritario non dovrà decidere”; temi che “saranno santuarizzati iscrivendoli nella Costituzione”. Già fatto, direte voi: fin dal 2012 i maggiordomi italioti della superclasse, aspiranti ad essere ammessi alla superclasse mondiale, hanno inserito l’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione. E’ il nodo scorsoio che ci strangola, ed è stato opera di Mario Monti, per mostrare il suo zelo alle volontà di Schauble e Merkel. Attali propone di “santuarizzare”, ossia di sottrarre al voto e volontà popolare, molti altri temi iscrivendoli nel marmo delle costituzioni. Lo chiama “santuarizzare il Progresso”. La superclasse definisce infatti “progresso” la propria ideologia liberista-libertaria, e “i nostri valori” le nozze gay, la vendita di bambini (utero in affitto), il rimpiazzo multiculturale, e l’eutanasia somministrata dal servizio sanitario nazionale.
Come detta infatti il documento di Davos, “I fattori di rischio [la volontà popolare] possono essere arginati creando società più inclusive basate sulla cooperazione internazionale”. Al di fuori della neolingua, “società più inclusive” indica l’utilità di sommergere la popolazione votante sotto ondate di immigrati estranei, votanti anch’essi, per lo più secondo i desiderata della superclasse perché ostili rispetto al popolino fra cui sono venuti a vivere. L’utilità s’è vista nelle ultime elezioni francesi, dove gli immigrati hanno votato in massa il banchiere d’affari.
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